La Hijra di Maometto e il suo tentato omicidio
Premessa
I Musulmani sono soliti attribuire la migrazione di Maometto da Mecca a Medina ad una fuga da una serie di angherie e violenze generalizzate contro i Maometto e i suoi seguaci, culminate con un tentatato omicidio che avrebbe costretto Maometto ad andarsene dalla Mecca. In questo articolo analizzeremo i reali motivi della sua migrazione.
La situazione a La Mecca
Maometto, dopo l’incidente dei Versetti Satanici, dell’offerta dei Quraysh e del Viaggio notturno, era ormai un profeta sull’orlo del fallimento. Tutti i suoi alleati più influenti lo avevano abbandonato: Abu Talib, lo zio che lo aveva sempre protetto, era morto, e così sua moglie Khadija; il solitario profeta ormai discreditato in patria cercava un altro gregge da abbindolare, al punto che Ishaq ci dice che, dopo aver provato e fallito con i Thaqif…
Ishaq:280
“Ogni qualvolta udiva di un pellegrino importante, mostrava interesse ad esso… […] Quando Maometto seppe dell’arrivo di Suwayd [un poeta], prestò particolare attenzione a lui; Suwayd disse: ‘Forse quello che tu presenti è simile a quello che io dico.’ Il Messaggero disse, ‘Cosa stai recitando?’ ‘Il libro di Luqman.’ […] Il Messaggero disse, ‘Questo discorso è buono, ma io ho di meglio. Il mio discorso è un Corano che Allah mi ha rivelato.’ Il Profeta recitò una parte di esso a Suwayd. Egli disse, ‘Questo è invero un detto ben recitato’ e si allontanò, tornando alla sua gente.
[…]
L’Apostolo udì di Abdul. Egli chiese loro se intendevano ottenere qualcosa di migliore del loro attuale nomadismo. […] Il loro capo prese una manciata di polvere e la gettò sul suo volto.
Ma fortunatamente (per lui, sfortunatamente per noi), trovò le orecchie giuste ale quali far ascoltare il suo plagio delle scritture Giudaico-Cristiane. Le tribù Medinesi di Auf e Kharzaj erano alleate degli Ebrei, che seppur più abili nelle arti e versati alla conoscenza erano in una posizione di inferiorità. Ishaq riporta che quando vi era una disputa, “…gli Ebrei erano soliti dire: “Un profeta giungerà presto. Il suo tempo è vicino. Noi lo seguiremo e con lui come nostro capo vi uccideremo.”
Gli Ebrei attendevano il loro Signore degli Eserciti, e gli Arabi Medinesi, intrisi di paganesimo ma invidiosi dei concittadini Ebrei, della loro cultura e conoscenza, erano sufficientemente ignoranti sulle scritture da potersi bere la versione di Maometto. Per Maometto quella era la situazione ideale. Il motivo principale per cui gli Arabi lo accettarono fu perché gli Ebrei stavano aspettando il loro Messia e vollero anticiparli, altrimenti lo avrebbero rifiutato come fecero tutti gli altri.
Nel loro primo incontro (“Prima Aqaba”) in cui stipularono mutua alleanza, 12 Medinesi dissero:
Ishaq:287
“‘Prendete nota, questo è lo stesso profeta di cui gli Ebrei ci stanno minacciando. Non lasciate che essi lo trovino prima che noi lo accettiamo.’ Per questo motivo, essi risposero al suo appello e si fecero Musulmani.”
Dopo aver riportato questo evento, sia Ishaq che Tabari non riportano nessun fatto per ben 12 mesi. A testimonianza del totale fallimento della predicazione di Maometto a Mecca, in oltre 8,000 pagine che riportano ogni minuzioso dettaglio dell’ascesa dell’Islam, non viene fatta menzione alcuna di quanto accadde a Mecca in quell’anno. La sua già traballante reputazione era stata completamente distrutta dalle vicende dei Versetti Satanici, dell’offerta dei Quraysh e del Viaggio notturno a Gerusalemme.
In seguito apprendiamo che i dodici membri del primo patto convinsero con il terrore il loro capo ad accettare l’Islam, inaugurando la prima di una lunga serie di coercizioni psicologiche:
“Tu sei uno dei nostri capi e nobili e vogliamo sollevarti dalla tua attuale condizione, affinché tu non diventi carbone per l’inferno in futuro.” Egli accettò l’Islam e venne con noi ad al-Aqaba, e divenne un naqib (capo).”
I patti di Aqaba
Spaventato come un gattino bagnato, Maometto disse: “Io stringerò un’alleanza con voi, a patto che voi mi proteggiate come fareste con le vostre donne e bambini.”
Al-Bara prese le sue mani e disse, ‘In nome di colui che ti ha mandato con la verità, noi ti proteggeremo come proteggiamo le nostre donne. Noi ti diamo la nostra alleanza, e noi siamo uomini di guerra e cingiamo armi che sono state passate da padre in figlio.
Maometto non aspettava altro.
“O Messaggero, vi sono legami tra noi e gli Ebrei che dovremo recidere. Se noi facciamo così ed Allah ci darà la vittoria, tornerai forse al tuo popolo lasciandoci soli?’ Maometto sorrise e disse, ‘No, il sangue è sangue, e il sangue sparso senza vendetta è sangue che è stato compensato. Io muoverò guerra contro chiunque voi attaccherete.”
Tabari VI:134
“Uomini dei Khazraj, sapete a cosa andate incontro giurando alleanza a quest’uomo?” “Si”, essi risposero. “Giurando alleanza a quest’uomo ci stiamo impegnando a muovere guerra contro tutta l’umanità”.
Questa frase fissa l’ultimo chiodo sulla bara dell’Islam come religione. Da questo momento in poi, l’Islam non sarà che lo strumento politico di un dittatore spietato, usato allo scopo di procurare ricchezza, potere e giovani donne, nonché soddisfazione contro coloro che lo avevano schernito e ripudiato.
Ishaq:299-300
“Essi dissero, ‘Noi ti accetteremo come Profeta a queste condizioni, ma vogliamo sapere esattamente cosa otterremo in cambio della nostra lealtà’. Maometto rispose, ‘Io vi prometto il Paradiso.'”
Tabari riporta:
“‘Cosa guadagneremo dalla nostra fedeltà?’ Egli rispose, ‘Il Paradiso. Quindi stendete le vostre mani.’ Essi stesero le loro braccia e gli giurarono fedeltà.'”
Heil Maometto! Come commenta Craig Winn, i Nazisti salutavano Hitler allo stesso modo – e i risultati anche in questo caso sono i medesimi.
“La mattina seguente, i capi dei Quraysh vennero al nostro accampamento dicendo che avevano udito che avevamo invitato Maometto a lasciarli e che gli avevamo giurato di aiutarlo in guerra contro di loro. Quindi membri della nostra tribù giurarono che nulla del genere era accaduto e che non sapevano nulla di ciò.”
Ishaq:304
“Quando Allah diede all’Apostolo il permesso di combattere, la seconda Aqaba cotteneva condizioni che prevedevano la guerra, che non erano presenti nel primo accordo di sottomissione. Ora ci siamo impegnati a muovere guerra contro tutta l’umanità per Allah e per il suo Apostolo. Egli ci ha promesso una ricompensa in Paradiso per il nostro fedele servizio. Ci siamo impegnati alla guerra in completa obbedienza a Maometto, non importa quanto malvage possano essere le circostanze.”
E saranno malvage. Anzi, cattivissime.
Nella Siraat è presente l’elenco dei Musulmani presenti alla seconda Aqaba:
Uhud comandava gli arcieri dell’Apostolo. Venne ucciso nella battaglia di Yemen come martire. Abu fu presente a tutte le battaglie dell’apostolo e morì in territorio Bizantino come martire. Mu’adh fu presente in ogni raid. Venne ucciso a Badr come martire. Mu’awwidh, suo fratello, condivise la stessa gloria. Umara fu ad ogni battaglia e morì come martire in Yemen. As’ad morì prima di Badr quando la moschea del Profeta stava venendo costruita. L’Apostolo mise Amr a comando della retroguardia. Morì a Uhud come martire. Abdallah guidò molti raid e venne ucciso come martire a Muta. Era uno dei comandanti di Maometto. Khallad combattè a Badr, Uhud e Khandaq. Venne martirizzato combattendo i Qurayza. L’Apostolo disse che egli ebbe la ricompensa di due martiri.
La lista continua, ma noterete che tutti questi “martiri” Musulmani sono morti in battaglia – l’Islam non è mai stato incline all’apostolato tanto quanto lo era alla guerra.
Ishaq:313
All’Apostolo non era stato concesso di combattere o spargere sangue prima della seconda Aqaba. Gli era stato semplicemente ordinato di chiamare gli uomini ad Allah, [cosa nella quale aveva completamente fallito] di sopportare gli insulti [giunti in risposta ai suoi] e perdonare gli ignoranti.
Queste sono tutte fesserie, dalla prima all’ultima. Maometto non aveva la capacità di combattere, prima che un gruppo di beduini ignoranti ma bene armati gli giurasse fedeltà. Nel momento in cui ebbe queata capacità non esitò a muovere guerra contro chi che lo insultava. E chiamare “perdono” minacce come “io vi porterò il massacro” è meschino e degno di un folle sadista come Maometto.
Questo permesso di combattere è riportato anche dal Corano:
Corano 22:39-41:
“Viene dato il permesso di combattere a coloro su cui è stata fatta guerra perché furono oppressi, e sicuramente Allah è in grado di dar loro vittoria;
Essi sono di coloro che sono stati espulsi dalle loro case per aver detto: Il nostro Signore è Allah. Perché se non fosse stato che Allah abbia respinto uomini per mezzo di altri, certamente sarebbero state abbattute chiese e sinagoghe e moschee in cui viene ricordato il nome di Allah; e certamente Allah aiuterà chi aiuta la sua causa; certamente Allah è Forte, Possente.
Questi sono i Musulmani che, se Noi daremo loro potere sulla terra, stabiliranno Iqamat-as-Salat [cioè le cinque preghiere obbligatorie], pagheranno la Zakat e si uniranno in Al-Ma’ruf [il Monoteismo Islamico e tutto quello che l’Islam ordina di fare], e proibiranno Al-Munkar [la miscredenza, il politeismo, e tutto quello che l’Islam ha proibito]. E presso Allah giace la fine di ogni cosa.
La violenza aggressiva e difensiva contro i non-Musulmani era ora permessa, incoraggiata, insegnata e praticata. Molti dei versi non violenti del Corano erano ora “abrogati”, o cancellati. Le circostanze sono cambiate, le opportunità di Maometto sono cambiate, e quindi anche l’Islam è cambiato. A Mecca Maometto era un “pacifico” profeta che metteva in guardia, a Medina divenne un violento guerriero.
3. La Hijra di Maometto
Ma veniamo all’episodio del “tentato omicidio” di Maometto:
Tabari VI:140
“I Quraysh erano ora preoccupati di Maometto in quanto sapevano che aveva deciso di unirsi a loro per muovergli guerra.”
I Meccani conoscevano bene Maometto e potevano anticipare le sue mosse. Chi lo conosce, lo evita. Ishaq racconta che un giorno i Quraysh si riunirono per decidere cosa fare di lui, e che il diavolo partecipò alla riunione per convincerli ad ucciderlo:
Ishaq:324-325
“Quando lo videro gli chiesero chi era ed egli rispose di essere uno sceicco degli altipiani che aveva udito delle loro intenzioni ed era venuto a sentire cosa avevano da dire e forse a dare consiglio.” (certo, uno sconosciuto che non avete mai visto e di cui non avete mai udito chiede di prendere parte alle decisioni politiche della città e gli viene anche permesso. Come no.) […] “Qualcuno suggerì che Maometto fosse imprigionato dietro barre di ferro e quindi di attendere che il suo destino si compiesse. Lo sceicco obiettò che la notizia potrebbe diffondersi, e che i suoi seguaci immediatamente i suoi seguaci attaccherebbero e lo libererebbero. Quindi i loro numeri crescerebbero al punto che distruggerebbero i Quraysh per sempre. – il che non ha molto senso, perché Maometto non ha mai convertito più di un centinaio di persone, e la maggior parte di loro lo avevano comunque abbandonato dopo le ultime vicende.
Quindi proposero di espellerlo, ma…
“Lo sceicco disse: ‘per Allah, questo non va bene. Non vedete la beltà del suo discorso, la dolcezza delle sue parole, e come domina i cuori degli uomini con la forza del messaggio che porta? Per Allah, se lo espellete, io penso che si recherà da un’altra tribù Araba e vincerà i loro cuori con la sua predicazione così che lo seguino e adottino i suoi piani. Egli li guiderà contro di voi. Vi attaccheranno, schiacceranno, vi prenderanno in loro potere, deruberanno e faranno di voi ciò che vogliono.”
Il diavolo aveva ragione: Maometto ha fatto esattamente questo. Ad ogni modo questa storiella da’ chiari indizi di contraffazione: perché mai il diavolo dovrebbe elogiare il suo ufficio profetico? E perché i Quraysh dovrebbero convenire su simili complimenti, dal momento che Maometto era in tutti i sensi un fallimento come guida religiosa e come profeta, avendo sedotto soltanto pochi individui? Come vedremo, tutta la storia dell’attentato è una palese messinscena.
“Quindi Abu Jhal disse, ‘Io penso che dovremmo prendere un giovane, forte, di nobile nascita da ciascun clan e dargli una spada affilata a ciascuno. Dovrebbero recarsi da lui e colpirlo con le loro spade come un sol uomo e ucciderlo.”
Ma qualcuno fece la spia: il diavolo si recò da Maometto nella sua vera forma, cioè sotto le sembianze di un angelo:
“Gabriele venne al Messaggero e disse, ‘Non passare la notte nel letto in cui dormi normalmente.’ Quando il primo terzo della notte fu passato, i giovani” si riunirono alla sua porta e aspettarono che andasse a dormire così che potessero gettarsi su di lui. Quando Maometto vide ciò che avevano intenione di fare, disse ad Ali [suo figlio adottivo] ‘Giaci su questo letto e avvolgiti nel mio mantello verde, quello che uso quando vado a dormire. Nullla di spiacevole ti accadrà da essi.’
Con un gruppo di uomini armati che bussano alla sua porta, il far indossare il suo pigiama al proprio figlio adottivo nel suo letto è proprio un gesto degno di un grande profeta, no?
“Tra coloro che si erano riuniti contro di lui vi era Abu Jahl. Egli disse, mentre aspettava alla sua porta, ‘Maometto afferma che se lo seguiamo, saremo re degli Arabi e dei Persiani. Quindi dopo che moriremo combattendo per lui, saremo riportati in vita e vivremo in giardini come quelli della Giordania. Egli afferma anche che se non ci sottomettiamo, saremo sterminati. E dopo che i suoi seguaci ci uccideranno, saremo riportati in vita e gettati nelle fiamme dell’infermo nelle quali bruceremo.'”
Abu Jahl con queste parole ha riassunto l’Islam e il Corano nella loro più limpida interezza. Vorrei che molti nostri contemporanei potessero fare altrettanto.
Ishaq tuttavia racconta (326) che Maometto uscì, invisibile ai loro occhi, e recitando il Corano gettò polvere sulle loro teste prima di andarsene, senza che loro se ne accorgessero. Non ci vuole molto per capire che questa, come la storia di Abu Jahl che voleva uccidere Maometto con un sasso e fu fermato dall’angelo-cammello Gabriele, o come quella della morte improvvisa e fulminante di chi criticava Maometto, è una storiella inventata ad arte per far sembrare la situazione di Maometto a Mecca ancora più tragica. O altrimenti, non si spiega come mai i Quraysh non abbiano ri-tentato di ucciderlo il giorno dopo – dopotutto il suo protettore era morto, e potevano mettergli le mani addosso in qualsiasi momento.
In conclusione, quella del tentato omicidio di Maometto non è che un’altra scusa, ma anche se fosse vero, resta il fatto che nell’Islam vige tuttora la pena di morte per chi si è macchiato di crimini ben più lievi di quelli ivi commessi da Maometto, il quale pretendeva rispetto assoluto per la propria oscura divinità (pena la morte!) ma che non si faceva scrupolo alcuno di offendere quelle degli altri.