Il sacrificio umano: da Maometto all’ISIS
Di Umberto Bosco
ATTENZIONE, IMMAGINI MOLTO DISTURBANTI, SCONSIGLIATE AD UN PUBBLICO SENSIBILE.
In occasione della festa del sacrificio l’Isis ha rilasciato l’ennesimo video nel quale giustizia i suoi prigionieri. Se pensate di aver già visto l’orrore di cui sono capaci i miliziani del Califfato vi assicuro che quest’ultimo fa davvero un salto di qualità. Niente effetti speciali hollywoodiani (quando ammazzi sul serio le persone non servono) ma regia e fotografia sono a dir poco magistrali, segno del fatto che allo stato islamico non manchino certo risorse e competenze.
Il metodo con i quali i prigionieri vengono giustiziati, oltre alla già descritta spettacolarità e maestria di regia, ha un forte valore simbolico, il valore del sacrificio umano ad Allah.
I musulmani di tutto il mondo celebrano ogni anno la festa del sacrificio (Id al-adha) collegata con il racconto coranico di Ibrahim (Abramo). Un Allah a dir poco sadico vuole testare la fedeltà di Ibrahim pretendendo da questi l’uccisione di suo figlio Ismaele (Isacco nella tradizione giudaico-cristiana). Il primo ubbidiente profeta porta il figlio sul monte, lo lega esattamente come si faceva per le bestie da macellare e, proprio mentre si appresta a sgozzare il suo “amato” ragazzo, (colpo di scena) viene fermato da un angelo inviato dallo stesso Allah.
Il valore simbolico di questo racconto è davvero immenso per i seguaci di Maometto poiché rappresenta la sublimazione della cieca e acritica sottomissione al volere di Allah. Non è un caso infatti che si tratti della festività più importante per l’Islam che significa, appunto, sottomissione.
Il video in questione dura circa dodici minuti i cui primi otto contengono spezzoni di altri video e precedenti esecuzioni, interviste, interrogatori e la ricostruzione dei crimini commessi da coloro che dall’ottavo minuto subiranno la mattanza. I prigionieri che indossano le ormai tradizionali tute arancioni “Guantanamo style” sono ammassati nel angolo di quello che è a tutti gli effetti un moderno mattatoio e vengono prelevati ad uno ad uno per essere sgozzati a ridosso di una grata che consente al sangue di scolare nel sistema fognario. Le inquadrature sono studiate per dare risalto al terrore e alla sofferenza patiti dai condannati. I corpi esanimi sono poi appesi a testa in giù al fine di completare il dissanguamento, come prescrive la macellazione halal.
Il video è davvero disturbante, la visione è fortemente sconsigliata ad un pubblico sensibile.
Si consideri che persino i nazisti si preoccupavano di non far sapere ai tedeschi le atrocità commesse nei campi di sterminio; ben consapevoli che la stessa opinione pubblica che aveva eletto Hitler, un antisemita dichiarato, non avrebbe tollerato un tale orrore. La strategia propagandistica dell’Isis prevede invece di dare risalto alla gratuita e amplificata violenza nei confronti di inermi prigionieri o presunte spie. Il fatto che questa propaganda si dimostri efficace anche con molti musulmani cresciuti in Europa è a dir poco agghiacciante e dovrebbe stimolare una seria riflessione su quali siano gli effettivi valori dell’islam.
Gli apologeti dell’islam senza dubbio argomenteranno che la sadica strumentalizzazione di un rituale così sacro è quanto di più lontano si possa concepire dall’islam. Forse questi apologeti non conoscono o non ricordano che la legittimazione etica che consente di massacrare i prigionieri proviene proprio dallo stesso Maometto.
Non tutti sanno che, oltre agli insegnamenti e le istruzioni contenuti nel Corano, la filosofia, la legge, la prassi e l’etica dell’Islam si rifanno alla Sunnah (da cui deriva il termine “sunnita”). La Sunnah è la raccolta degli hadith. Gli hadith sono testimonianze su come Maometto e i suoi seguaci si sono comportati in vita. Dato che lo stesso Corano (perfetta e immutabile parola di Allah) eleva Maometto a modello da seguire per tutti i fedeli (Avete nel Messaggero di Allah un bell’esempio per voi… Corano 33:21), per tutto ciò che non è specificato nei versetti coranici, il buon musulmano si rifà agli esempi forniti dal suo profeta. Esistono migliaia di hadith che raccontano tutto e il contrario di tutto. Per fortuna sono classificati in base alla catena di trasmissione che ne attesta l’attendibilità.
La veridicità del racconto che segue è certificata da hadith contenuti nelle raccolte più autorevoli. Li riporterò in calce all’articolo.
Nel corso delle battaglie contro i meccani, Maometto si è imbattuto nella tribù ebraica dei Banu Qurayza. Questa tribù, probabilmente a causa dell’inferiorità militare, si arrese rapidamente alle truppe islamiche. Dopo essere stati disarmati si decise che gli uomini della tribù sarebbero dovuti essere passati a fil di spada. Secondo Maometto, la sentenza di morte era conforme al volere di Allah (Sahih Bukhari 5:59:447) che poi partecipò attivamente al massacro di questi uomini disarmati. Le teste mozzate furono sepolte in trincee appositamente scavate. Almeno 600 uomini disarmati furono uccisi in questo modo. A subire il tragico destino non furono solo i maschi in età da combattimento ma anche giovani ragazzi, considerati nemici per il solo fatto di essere dotati di peli pubici. No. Non è uno scherzo. “(Abu Dawud 38:4390**).
Ora che conosciamo alcune emblematiche azioni dell’esempio da seguire, non dovremmo più sorprenderci di assistere a scene come questa, dove i miliziani di Nour al-Din al-Zenki, un gruppo jihadista siriano molto simile all’Isis, con il sorriso sulle labbra e intonando ad Allah, decapitano, dopo averlo picchiato e deriso, un ragazzino di 11-12 anni, accusato di spionaggio. È lecito pensare che abbia subito la stessa selezione dei giovani Qurayza.
A liquidare gli autori di questi massacri come semplici criminali o assassini si commette un errore madornale. Non parliamo di persone senza scrupoli prive di una morale. Spesso non si tratta di disperati cresciuti in un campo profughi, bensì di persone istruite con un buon lavoro, amici, passioni, hobby, una famiglia che li ama. Queste persone hanno una grande morale e una grande etica e sono ben disposti a morire per essa. Semplicemente si tratta dell’etica e della morale di Maometto, un furbo, visionario, manipolatore e sanguinario conquistatore del settimo secolo. Se il modello etico è una persona del genere, commettere questi crimini diventa razionale, lecito e morale per chiunque. Non dobbiamo mai dimenticare che chi in questi orribili video impugna la lama e uccide un essere umano indifeso è una persona convinta di essere l’agente del volere del “misericordioso” creatore dell’universo. Lo stesso “misericordioso” creatore che torturerà questi prigionieri nell’aldilà per l’eternità (Corano 4:56, 5:33, 47:12). Come nel caso del comunismo e del nazismo, l’ideologia (o teologia) violenta e intollerante, unita all’approccio dogmatico e acritico produce le catastrofi che abbiamo visto e continuiamo a vedere.
Qualcuno potrebbe obbiettare: “ma se questi sono davvero gli insegnamenti dell’Islam, perché la maggior parte dei musulmani sono persone pacifiche?“. La replica a tale obbiezione è molto articolata e richiederebbe un articolo a parte, provo a sintetizzare i punti:
- La maggior parte di qualsiasi categoria è “pacifica”, la violenza non è come la democrazia, non serve il 51%, basta una piccola minoranza di violenti protetta o sponsorizzata da una maggioranza passiva.
- L’Islam contiene anche insegnamenti positivi e pacifici anche se è necessario precisare che la maggior parte di questi sono contenuti nelle cosiddette sure meccane, quelle scritte quando Maometto era privo di potere politico. Quando salì al potere a Medina la musica cambiò completamente. Inoltre, in caso di contraddizioni, i versetti successivi (Medina) abrogano i precedenti (La Mecca).
- Pochissimi musulmani uccidono in nome di Allah come pochissimi cristiani porgono l’altra guancia. La religione è solo uno degli elementi che determinano i comportamenti umani. Fortunatamente ce ne sono altri.
- Come per i fedeli di altri culti, non tutti i sedicenti musulmani conoscono la propria religione o la biografia di Maometto. Molti di loro ignorano le crudeltà contenute nel Corano e commesse dal loro profeta e lo ritengono un personaggio estremamente saggio e pacifico.
- Durante i secoli sono stati sviluppati (anche in seno all’islam) alcuni anticorpi intellettuali che contrastano la violenza di matrice religiosa.
I musulmani pacifici, compresi quelli che apertamente e sinceramente criticano il jihadismo e l’islamismo, condividono una considerevole quota di responsabilità sull’oceano di violenza che si sta consumando in nome di Allah. La diffusa indisponibilità dei musulmani tutti (violenti o pacifici) a criticare i comportamenti di Maometto e i messaggi violenti intolleranti e violenti del Corano secondo gli standard etici e morali odierni impedisce all’islamismo (inteso come l’imposizione di qualsiasi forma di Islam) di essere intellettualmente demolito, vanificando del tutto gli sforzi di quei pochi musulmani riformisti. Testi sacri alla mano, i predicatori d’odio e violenza avranno sempre più argomenti di chi, in totale buona fede, vuole fare dell’islam una religione di pace, attraverso riforme simili a quelle che hanno interessato quasi tutte le altre principali religioni.
Anche la scarsa propensione degli intellettuali occidentali “liberal” a condannare apertamente l’Islam non aiuta per niente. Ironia della sorte, è stato proprio un musulmano riformista, Majid Nawaz, a coniare un termine per definire questa autolesionista propensione della sinistra occidentale: “Regressive Left“.
*Sahih Bukhari 5:59:447
Narrato da Abu Said Al-Khudri: “La gente dei Banu Quraiza accettò il verdetto emesso da Sad bin Mu’adh (capo della tribù medinese dei Banu Aws). Così il profeta si incontrò con Sad che venne a cavallo di un asino e quando raggiunsero la Moschea, il Profeta disse agli Ansar (i medinesi convertiti all’Islam): “Consegnateli (i prigionieri) al vostro capo (Sad bin Mu’adh) o ai migliori tra di voi.” Quindi, il Profeta disse (a Sad). “Costoro (i Banu Qurayza) hanno accettato il tuo verdetto.” Sad bin Mu’adh ordinò quindi di uccidere gli uomini e prendere i loro figli e le donne come prigionieri.” Maometto disse: “Hai giudicato secondo il volere di Allah.“
**Abu Dawud 38:4390
Narrato Atiyyah al-Qurazi: “Ero tra i prigionieri di Banu Qurayza. I seguaci del profeta ci hanno esaminato e quelli che ai quali avevano cominciato a crescere i peli (pube) furono uccisi e quelli che non li avevano ancora furono risparmiati. Io ero tra coloro che non li avevano.“
Articolo gentilmente concesso da Umberto Bosco, consigliere di Bologna molto attivo sul fronte islam.