Quanto è affidabile un “profeta” che afferma di parlare a nome di un “Dio” che gli fa dimenticare le Sue stesse “rivelazioni”?
Tra i vari proclami che i musulmani non esitano a pronunciare, vi è quello secondo cui il Corano sarebbe il messaggio di Allah parola per parola, riportato in un libro fedelmente memorizzato nel corso dei secoli, trasmesso fino al giorno d’oggi grazie all’infallibile memoria dei suoi fedeli. Inoltre viene spesso affermato che se per incanto tutte le copie cartacee del Corano dovessero dissolversi, migliaia di musulmani sarebbero capaci di riscriverlo grazie alla loro infallibile memoria. Non va poi dimenticato che Allah stesso nel Corano afferma di essere colui che protegge il suo stesso messaggio:
Noi abbiamo fatto scendere il Monito (il Corano), e Noi ne siamo i custodi. – Corano 15:9
Ma quanto era affidabile il loro profeta, l’uomo a diretto contatto con Allah, il miglior musulmano mai vissuto sulla faccia della terra e il perfetto esempio da seguire per tutti i musulmani, quando si trattava di doversi ricordare proprio quelle “rivelazioni” che a lui venivano direttamente trasmesse?
In Sahih Al Bukhari vol. 6 n. 5037–5038–5039 ci viene detto che Maometto una sera realizzò di essersi completamente dimenticato svariati versetti di svariate sure. Questo avvenne dopo che aveva sentito un musulmano recitare alcuni versetti in moschea e grazie al quale fu in grado di ricordarseli.
Narrò Aisha: una notte il messaggero di Allah sentì un uomo che recitava il Corano e disse: « Possa Allah infondere la sua grazia su di lui, poiché mi ha fatto ricordare di questo e di quest’altro versetto di questa e di quest’altra sura, che sono stato portato dimenticare ». – Sahih Al Bukhari vol. 6, n.5038
Nel suo turbinio di “rivelazioni” a flusso continuo, era chiaro che lo stesso Maometto sarebbe prima o poi capitato di “perdere la bussola”, finendo col rimuovere dalla propria memoria parte di quello che aveva precedentemente recitato.
A questo punto, vista la scarsa memoria di Maometto, che certezza abbiamo che i versetti che lui si era dimenticato fossero esattamente come quelli che invece stava recitando quell’altro fedele musulmano presente in moschea? Maometto poteva anche riconoscere che si trattasse del suo “materiale” recitato in precedenza, ma in che modo, dopo averli dimenticati, poteva giudicare correttamente parola per parola i versetti pronunciati da un altro al suo posto? Non bisogna dimenticare infatti che la parola di Allah è una sola e ogni versetto del Corano deve essere in ogni parola unico e immodificabile, secondo i criteri islamici dell’unicità assoluta del testo di Allah.
Se questo non bastasse, anche nei versetti 6 e 7 della sura 87 del Corano (una delle prime in ordine cronologico), vediamo come Maometto avesse già messo le mani avanti, attribuendo addirittura la responsabilità di questi “vuoti di memoria” proprio ad Allah, come infatti emerge anche nell’Hadith nella frase in cui dice “sono stato portato a dimenticare”.
Ti faremo recitare [il Corano] e non dimenticherai se non ciò che Allah vuole. – Corano 87:6-7
Qualche tempo dopo a Medina, Maometto per pura convenienza rimarcherà questo concetto tramite l’assurdo “versetto dell’abrogazione”, il 2:106, in cui Allah conferma di far dimenticare al suo “profeta” le sue stesse rivelazioni per fornirne altre “simili o migliori”.
Non abroghiamo un versetto né te lo facciamo dimenticare, senza dartene uno migliore o uguale. Non lo sai che Allah è onnipotente? – Corano 2:106
Qual è l’utilità di rivelare qualcosa per poi farla dimenticare e doversi ripetere attraverso la rivelazione di qualcos’altro di simile? Se era necessario migliorare una rivelazione, allora perché non rivelarla già da subito nella sua forma perfetta? Allah non è in grado di valutarlo?
Tutto questo avviene semplicemente perché “Allah saggio e onnisciente” è in realtà “qualcuno” incapace di discernere se non attraverso la convenienza contingente di colui che sostiene di parlare a suo nome.
Ne esce fuori un quadro delirante in cui Allah risulta essere anche più inaffidabile del suo profeta, poiché non solo sceglie come profeta uno smemorato, ma addirittura gli passa dei messaggi esigendo che vengano recitati, per poi decidere comunque di farglieli dimenticare o di abrogarli per darne altrettanti che siano “simili” o “migliori”. Alquanto bizzarro di suo è inoltre il concetto che la parola increata ed eterna di Allah debba continuamente ricevere modifiche e abrogazioni e che ciò avvenga alla luce del sole, in funzione di quanto passasse per la mente di Maometto in una data circostanza.
Ancora più importante è il seguente aspetto: se per assurdo la volontà di Allah fosse pure quella di fargli dimenticare dei versetti, allora perché mai Maometto si augura che Allah possa benedire il musulmano che durante la preghiera glieli ha fatti riaffiorare nella memoria? Questo andrebbe contro la volontà, già di per sè strana, di Allah.
Cari musulmani, tutto questo che senso ha?