1801, la prima guerra degli Stati Uniti contro il terrorismo islamico
La prima guerra barbaresca, nota anche come guerra tripoliana o the Barbary Coast War, combattuta tra il 1801 e il 1805, fu la prima delle due guerre combattute tra Stati Uniti e gli Stati musulmani della costa nord-ovest africana, conosciuti come stati barbareschi. Queste erano le province ottomane di Tripoli, Algeri e Tunisi, che godevano di una grande autonomia, come pure il sultanato indipendente del Marocco.
La guerra ebbe inizio quando il neo-presidente Thomas Jefferson si rifiutò di pagare gli alti tributi imposti agli Stati Uniti e per le continue azioni di pirateria, durante le quali le imbarcazioni statunitensi venivano saccheggiate e gli equipaggi schiavizzati nel tentativo di ottenere un riscatto.
Questa fu la prima guerra che gli Stati Uniti hanno combattuto su mari e territori stranieri.
I pirati islamici hanno rappresentato un flagello nel mediterraneo per più di mille anni. Secondo Robert Davis, soltanto tra XVI° e il XIX° secolo tra 1 e 1,25 milioni di europei sono stati catturati dai pirati musulmani e venduti come schiavi. 1
Nel 1786, Jefferson e l’allora presidente John Adams incontrarono l’ambasciatore di Tripoli in Gran Bretagna. Chiesero a questo diplomatico con quale diritto la sua nazione attaccattaccava le navi americane e ridottuceva in schiavitù i cittadini, e perché questo musulmano mostrava così tanta ostilità verso la loro giovane nazione (gli Stati Uniti), con cui né Tripoli né qualsiasi altra nazioni musulmana aveva avuto alcun contatto precedente.
La risposta dell’ambasciatore Sidi Haji Abdul Rahman Adja fu molto significativa e venne riferita in questi termini:
“E’ stato scritto nel loro Corano, che tutte le nazioni che non avevano riconosciuto il Profeta erano peccatrici, ed il loro diritto e dovere di fedeli [musulmani] era che ovunque venissero trovati, dovevano renderli schiavi e prenderli come prigionieri e che ogni musulmano che veniva ucciso in battaglia erano sicuri che sarebbe andato in Paradiso. Ha detto anche che il primo uomo che saliva a bordo di una nave oltre che alla sua parte di bottino aveva diritto anche ad uno schiavo, e che quando saltano sul ponte della nave di un nemico, ogni marinaio tiene un pugnale in ogni mano e un terzo in bocca” 2
Eppure, nonostante le riluttanze di Jefferson, il presidente John Adams ritenne opportuno continuare a cedere al ricatto dei terroristi islamici, per il timore che la marina militare degli Stati Uniti non fosse ancora abbastanza forte per affrontarli, per cui il tributo venne pagato per altri 15 anni.
Poco prima dell’elezione di Jefferson nel 1801, il Congresso americano approvò una legge navale che, tra le altre cose, prevedeva sei fregate che dovevano rimanere a disposizione per “proteggere il nostro commercio e castigare la loro insolenza affondando, buciando e distruggendo le loro navi” qualora ce ne fosse stato il bisogno.
Quando Jefferson divenne il nuovo presidente degli Stati Uniti, il Pascià di Tripoli inviò una richiesta per il nuovo leader americano, per il pagamento immediato di 225.000$ e 25.000$ all’anno su base continuativa. Jefferson rifiutò categoricamente, il che condusse il Pascià a tagliare l’asta della bandiera del Consolato americano e dichiarare guerra agli Stati Uniti. Il resto degli Stati islamici lo seguirono.
Jefferson cercò ugualmente di mantenere la pace con gli stati islamici, tuttavia niente servì per cambiare la decisione del Pascià. Una reazione armata fu quindi inevitabile.
Vista la potente reazione degli Stati Uniti, Algeri e Tunisi abbandonarono rapidamente la fedeltà a Tripoli.
Il vero punto di svolta nella guerra fu la battaglia di Derna (aprile-maggio 1805), quando il Corpo dei Marines, insieme a cinquecento mercenarie greci, arabi e berberi, marciarono attraverso il deserto da Alessandria, in Egitto, per conquistare la città tripolitana di Derna. Questa fu la prima volta che la bandiera degli Stati Uniti è stata fissata su una terra straniera in segno di vittoria. L’azione viene tutt’oggi ricordata in una frase dell’Inno dei Marines: “the shores of Tripoli” (“Dalle sale di Montezuma, alle spiagge di Tripoli, combattiam le patrie guerre”). La cattura della città spinse i nemici ad accettare i negoziati per garantire il ritorno degli ostaggi e la fine della guerra.
Il 10 giugno 1805 Tripolì firmò un trattato di cessazione delle ostilità. All’articolo 2 del trattato si legge:
Il Pascià di Tripoli, quando lo squadrone americano sarà ormai fuori da Tripoli, rilascia tutti gli americani in suo possesso; e tutti gli ostaggi della in possesso degli Stati Uniti d’America saranno consegnati a lui; il numero di americani in possesso del Pascià di Tripoli ammonta a circa trecento persone; il numero di ostaggia in mano agli americani a circa è di circa un centinaio; il Pascià di Tripoli riceverà dagli Stati Uniti d’America, la somma di sessanta mila dollari, come un pagamento per la differenza tra i prigionieri ivi menzionati. 4
Tuttavia, il problema della pirateria islamica non fu risoltao definitivamente. Due anni dopo, nel 1807, Algeri tornò ad impossessarsi delle navi americane sequestrando gli equipaggi. Occupati nella guerra anglo-americana del 1812, gli Stati Uniti non furono in grado di rispondere fino al 1815, con la seconda guerra Berbaresca, la cui vittoria portò ai trattati che terminano tutte le estorsioni nei confronti degli Stati Uniti. 5
________________
- Christian Slaves, Muslim Masters: White Slavery in the Mediterranean, the Barbary Coast and Italy, 1500–1800
- “American Peace Commissioners to John Jay,” March 28, 1786, “Thomas Jefferson Papers,” Series 1. General Correspondence. 1651–1827, Library of Congress. LoC: March 28, 1786 (handwritten). Philip Gengembre Hubert (1872). Making of America Project. The Atlantic Monthly, Atlantic Monthly Co. p. 413. (some sources confirm this wording, other sources report this quotation with slight differences in wording.)
- Woods, Thomas (7 July 2005) Presidential War Powers. LewRockwell.com
- “Treaty of Peace and Amity, Signed at Tripoli June 4, 1805” .
- Gerard W. Gawalt, America and the Barbary Pirates: An International Battle Against an Unconventional Foe , US Library of Congress .