La falsità dell’islam dimostrata dal versetto che prescrive il digiuno durante il Ramadan

Quest’articolo mostrerà una delle prove più evidenti della falsità dell’islam coinvolgendo addirittura uno dei cinque pilastri, poiché viene messa in luce la dinamica riguardante la “rivelazione” del versetto 2:187, opportunamente e fortemente sollecitato da qualcuno molto vicino al fondatore e “profeta” dell’islam e talmente influente da poter persino correggere i precedenti errori riguardanti le tempistiche del digiuno durante il Ramadan.

Se infatti i musulmani nel mese di Ramadan hanno la possibilità confermata nel Corano di rompere il digiuno e l’astinenza intorno al tramonto e continuare a farlo fino all’alba, lo devono principalmente alla mente prolifica del “buon” vecchio Umar, l’aggiustatore di rivelazioni.

Dimostrare che l’islam sia un’invenzione puramente umana non è un’impresa complicata.
Sono le stesse fonti islamiche che attestano la falsità dell’islam a suon di errori e contraddizioni molto frequenti nel Corano, rivelazioni giunte esclusivamente per convenienza di Maometto e dei suoi scagnozzi, oltre che la presenza di diversi episodi controversi in cui viene dichiarato tranquillamente chi fosse l’artefice reale dietro alle rivelazioni di svariati versetti, confermando l’intero sistema ideologico come il prodotto della mente umana e di pulsioni tutt’altro che nobili o spirituali.
L’aspetto più interessante è che, contrariamente a quanto ci si possa aspettare, queste prove non emergono nemmeno mentre si è alla ricerca di qualche episodio semisconosciuto riscontrato in qualche Hadith di qualche ipotetica collezione meno famosa.

Al contrario, tali prove vengono alla luce proprio mentre si cerca nelle fonti principali allo scopo di trovare l’origine e il contesto in cui sono stati “rivelati” moltissimi versetti del Corano.
D’altronde è giusto avere considerazione di quello che i musulmani continuano a dire, ovvero di “non estrapolare i versetti dal loro contenuto ma guardare al contesto”, quindi è doveroso concedere questa possibilità, soprattutto se si pensa agli ottimi risultati a cui le nostre ricerche ci hanno finora portato.

Durante il Ramadan per circa un mese i musulmani devono astenersi dal cibo, dall’acqua e dai rapporti sessuali nell’arco della giornata compreso tra l’alba e la sera. Più precisamente devono osservare il digiuno e l’astinenza tra la chiamata della preghiera del Fajr che cade intorno all’alba, e la fine della preghiera del Maghrib al tramonto. La cena che rompe il digiuno è chiamata iftar. Il digiuno viene poi ripreso all’alba del giorno successivo, non prima di aver fatto comunque colazione (suhoor).

Inizialmente tuttavia, le norme erano ancora più restrittive, in quanto i seguaci di Maometto seguivano semplicemente quanto rivelato dai versetti 2:183-185 del Corano:

“O voi che credete, vi è prescritto il digiuno come era stato prescritto a coloro che vi hanno preceduto. Forse diverrete timorati; [digiunerete] per un determinato numero di giorni. Chi però è malato o è in viaggio, digiuni in seguito altrettanti giorni. Ma per coloro che [a stento] potrebbero sopportarlo, c’è un’espiazione: il nutrimento di un povero. E se qualcuno dà di più, è un bene per lui. Ma è meglio per voi digiunare, se lo sapeste!
É nel mese di Ramadân che abbiamo fatto scendere il Corano, guida per gli uomini e prova di retta direzione e distinzione. Chi di voi ne testimoni [l’inizio] digiuni. E chiunque è malato o in viaggio assolva [in seguito] altrettanti giorni. Allah vi vuole facilitare e non procurarvi disagio, affinché completiate il numero dei giorni e proclamiate la grandezza di Allah che vi ha guidato. Forse sarete riconoscenti!”.

In seguito alla comparsa di queste rivelazioni, la pratica adottata era quella di interrompere il digiuno sempre al tramonto, tuttavia era consentito mangiare soltanto fino allo scoccare della preghiera dell’Isha la sera, quindi non era consentito andare avanti a banchettare fino all’alba. Stessa cosa per i rapporti sessuali.
In altre parole, la finestra di tempo in cui era inizialmente consentito mangiare andava soltanto dalla preghiera del tramonto (maghrib) fino a quella della sera (Isha), momento in cui si doveva riprendere con il digiuno e con l’astinenza, o in arabo saum.

Vi era poi un’altra condizione assurda che arrivava a toccare la pura crudeltà: se infatti a qualcuno stremato dalla fatica capitava di addormentarsi a digiuno senza svegliarsi prima che suonasse il “gong” alla preghiera della sera, ecco che praticamente il malcapitato perdeva la possibilità di mangiare e doveva “ricominciare il giro daccapo”, finendo per sorbirsi un altro giorno intero di digiuno fino al tramonto seguente. In questo hadith di Sahih Al Bukhari (n. 1915) veniamo a sapere che ad un uomo di nome Qais bin Sirma Al Ansari capitò esattamente questo: una sera a causa della stanchezza si addormentò, non riuscì a svegliarsi prima della fine della preghiera della sera e dovette di conseguenza continuare a digiunare un altro giorno finendo per svenire il giorno dopo a mezzogiorno mentre stava lavorando.

Questo increscioso episodio venne portato all’attenzione di Maometto che in quel momento rivelò il 2:187 che così garantiva di avere rapporti con le mogli e di mangiare fino all’alba.
Ma non è esattamente così che andarono le cose o per lo meno, c’è dell’altro. Per avere il quadro completo non basta soltanto questo hadith.
Le persone che riferirono a Maometto dell’inconveniente avvenuto a Qais gli avevano anche riferito il proprio disappunto in riferimento al digiuno durante il Ramadan.
Non tutti infatti seguivano l’ordine del digiuno e dell’astinenza obbligatori, infatti diversi musulmani ritenevano la pratica inaccettabile e troppo difficile da seguire. Questa mancanza di obbedienza viene confermata in quest’altro hadith sempre di Sahih Al Bukhari (volume 6, libro 60, numero 4508) in cui leggiamo che Allah prende atto dei comportamenti islamicamente illeciti dei suoi fedeli:

Narrò Al Bara: “Quando l’ordine del digiuno obbligatorio di Ramadan venne rivelato, la gente non aveva rapporti sessuali con le proprie mogli durante l’intero mese di Ramadan, ma alcuni uomini ingannarono loro stessi (violando tali restrizioni), così Allah rivelò il versetto 2:187”:
« Nelle notti del digiuno vi è stato permesso di accostarvi alle vostre donne; esse sono una veste per voi e voi siete una veste per loro. Allah sa come ingannavate voi stessi. Ha accettato il vostro pentimento e vi ha perdonati. Frequentatele dunque e cercate quello che Allah vi ha concesso. Mangiate e bevete finché, all’alba, possiate distinguere il filo bianco dal filo nero; quindi digiunate fino a sera. Ma non frequentatele se siete in ritiro nelle moschee. Ecco i limiti di Allah, non li sfiorate! Così Allah spiega agli uomini i Suoi segni, affinché siano timorati ».

Prima di indagare l’origine di questo versetto consultando il Tafsir, appare evidente come già alla prima lettura del solo versetto ci sia qualcosa che non quadra. Maometto stesso su autorità di Allah aveva precedentemente dato l’ordine di non mangiare e di non avere rapporti durante il Ramadan se non durante una finestra molto ristretta della sera, tuttavia diverse persone disobbediscono al suo ordine.

Ciò che avvenne dopo che queste regole vennero infrante è decisamente “curioso”. Infatti Allah non solo decide di concedere ai trasgressori il perdono, ma addirittura va a cambiare quello che fino a prima era stato un suo ordine inderogabile, prendendo come riferimento proprio quello che diversi musulmani avevano fatto infrangendo una sua prescrizione.
Quindi non solo viene accettata quella che era stata una trasgressione ad un suo comando ma addirittura quella stessa trasgressione commessa da musulmani negligenti viene magicamente trasformata in un nuovo ordine da seguire.

Questa dinamica non ha nulla di divino, perché si tratta semplicemente di un aggiustamento in corso d’opera guidato sicuramente da qualcuno.

E immancabilmente, leggendo i Tafsir riguardanti le vicende che hanno portato alla comparsa del versetto 2:187, esce fuori anche questa volta il nome di Umar Ibn Al Khattab come personaggio chiave di questa vicenda.

Nel Tafsir di ibn Kathir infatti abbiamo conferma del fatto che i musulmani trovassero particolarmente difficili le condizioni inizialmente imposte riguardo il Ramadan.
È logico aspettarsi che aleggiasse un certo malumore, in particolare tra i musulmani più influenti della cerchia dei compagni di Maometto.
Non è un caso che tra questi vi fosse Umar, abbastanza potente tra i musulmani da rifiutarsi di soffrire la fame senza un valido motivo e che non esitò a trasgredire alle imposizioni che non gradiva.
Ad Umar si aggiunsero di conseguenza altri musulmani cosicché ad un certo momento leggiamo chiaramente che Umar e altri compagni si recarono da Maometto per lamentarsi di quelle imposizioni così rigide, portando come prova anche il caso del povero Qais svenuto nei campi sotto il sole.
Umar fece valere tutta la propria importanza e influenza al punto che fece persino sostituire la rivelazione originale del digiuno con un’altra riformulata all’occorrenza, nonché adattata alla sua abitudine a sforare gli orari inizialmente imposti.
L’intervento di Umar si rivela quindi fondamentale per l’ottenimento di una “rivelazione riveduta e corretta” che consentisse ai fedeli musulmani di poter interrompere digiuno e astinenza continuando fino all’alba.

Anche i Tafsir di Al Wahidi e di Jalalayn confermano il coinvolgimento di Umar nella faccenda, puntando però su un presunto pentimento da parte del futuro “califfo ben guidato”, una volta ammessa la colpa di aver infranto una regola di Allah.
Cambia comunque poco per quanto riguarda la sostanza, perché l’azione da cui dovrebbe scaturire il pentimento diventa in realtà essa stessa una prescrizione proveniente da Allah, riveduta e aggiornata proprio seguendo il comportamento di chi non aveva obbedito alle prescrizioni iniziali. Poco probabile quindi lo scenario di un Umar in lacrime che chiede scusa, visto che poi riesce ad imporsi ed ottenere ciò che in realtà voleva.
Dalla dinamica descritta dalle stesse fonti islamiche è palese che anche questa “rivelazione” non abbia nulla di divino, al punto che le cosiddette rivelazioni che compongono il Corano risultano essere senza ombra di dubbio il prodotto dell’ambizione e delle manie di controllo di un gruppo di persone che non ha nemmeno avuto l’accortezza di dare al tutto una minima parvenza profetica, finendo per produrre una raccolta di presunte “rivelazioni” convenienti, piene di errori e rivisitazioni a seconda della circostanza del momento.

Ora, possiamo già immaginare quale possa essere l’obiezione da parte di un musulmano:

“quello che dite non è vero, perché il versetto 2:187 giunse solo come completamento, e i versetti precedenti rivelati da Allah non contenevano informazioni precise riguardanti gli orari, nè risultano in contrasto con quest’ultimo versetto. La gente era semplicemente confusa e fu necessario un chiarimento da parte di Allah, perché i musulmani non sapevano nulla riguardo cosa fare, ma tutto il Corano è opera di Allah”.

Ci sono diversi punti che confutano obiezioni di questo tipo:

• Analizzando il versetto 2:187, leggiamo infatti che lo stesso versetto non parla di persone che non avevano avuto le giuste informazioni o che brancolavano nel buio, bensì parla esplicitamente di persone che “ingannavano loro stesse e di cui Allah ha accettato il pentimento”, quindi se si parla di pentimento e perdono in quel versetto si evince che costoro stessero veramente infrangendo una regola ufficializzata e in linea con la volontà di Allah e dunque la disposizione originaria esisteva, era definita, era conosciuta e faceva parte di un ordine che Maometto aveva ben chiaro e che altrettanto chiaramente aveva diffuso.

• In merito al Corano “parola increata di Allah”, non ha senso concepire Allah come onnipotente, saggio e onnisciente per poi appurare che egli stesso debba sfornare un’altra rivelazione per rimediare sia alle sue mancanze e imprecisioni che a quelle di coloro che lo adorano, oltre al fatto che lo faccia soltanto dal momento che alcuni musulmani capitanati da Umar si fossero lamentati con Maometto informandolo dei loro problemi  a seguire il digiuno e l’astinenza, facendosi guarda caso intimare di rendere il tutto in linea con le infrazioni commesse.

• Anche gli altri compagni che si lamentarono, in realtà lo fecero in riferimento alla durezza delle disposizioni che dovevano seguire. Non si lamentarono per via di un’ipotetica “mancata chiarezza”.

• Anche l’hadith di Sahih Al Bukhari (volume 6, libro 60, numero 4508), citato precedentemente, parla di – testuale – “uomini che ingannarono” e quindi avevano infranto una prescrizione che era stata data secondo autorità.

È davvero imbarazzante notare che una persona che parla a nome di Dio debba fare i conti con le proprie idee sconclusionate anche questa volta, arrivando addirittura a farsi abrogare da un proprio scagnozzo dopo essersi resa conto della scarsa fattibilità di una prescrizione iniziale così assurda e dalle mille complicazioni, decisamente poco divina e difatti poco seguita dai suoi stessi compagni.
Come ancor meno divina è la necessità di “correggere” una simile assurdità, partorita da un presunto Dio già particolarmente manipolabile e in balia delle smanie di potere del suo auto-proclamato profeta che a sua volta deve pure avvalersi dell’assistenza di uno dei suoi scagnozzi.

In questo frangente sembra quasi di assistere ad una riunione di “azionisti” di una compagnia in cui i soci ridiscutono termini e condizioni: «Gentili fratelli, in effetti è impossibile digiunare in questo modo. Lo avevamo anche fatto prescrivere ad Allah, ma siccome molti di noi non sono riusciti a seguire queste indicazioni, sarà meglio che si proceda in questo modo: ci facciamo “perdonare” da Allah e d’ora in poi sarà permesso che si rompa il digiuno per una durata che vada dalla notte all’alba. Almeno dopo aver approvato questo emendamento non sarà più necessario farlo di nascosto! Qualcuno ha già in mente qualche frase per una bella rivelazione da attribuire ad Allah?».

Domande finali per gli amici islamici.

Considerando l’apporto di Umar alle rivelazioni del Corano e il modo in cui egli stesso si vanti di esserne una sorta di artefice che agisce nell’ombra, quanto pensate che Umar ritenesse divina la prescrizione del digiuno durante il Ramadan grazie a lui riveduta e corretta?
Davvero pensate che lo stesso Umar, per l’islam uno dei più grandi musulmani della storia, uomo influente e vicinissimo a Maometto, inventore del velo islamico, conscio di quanto fatto potesse ritenere questo pilastro dell’Islam come un qualcosa che provenisse da Allah?
Effettivamente, davvero pensate che Umar abbia seriamente praticato il Ramadan come se si trattasse di una prescrizione divina, dal momento che fu lui stesso a rivederla?
Ma soprattutto, dopo essere stato più e più volte lui stesso l’artefice di diverse “rivelazioni”, dopo averne facilitato con i suoi comportamenti la comparsa di altre e dopo aver persino messo in dubbio il concetto di preservazione del Corano, davvero pensate che un manipolatore come Umar credesse in Allah e nel suo profeta Maometto?

2 Risposte

  1. Luca ha detto:

    Scemo.

  2. Federico ha detto:

    Questa no be una prova valida per dire che l’islam è falso

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