Il versetto 9:5 del Corano prevede la tolleranza?
Secondo la propaganda musulmana l’Islam è una religione di pace, tolleranza e libertà religiosa per tutti. Peccato che invece, proprio secondo il Corano e il Profeta Maometto, per i miscredenti la “libertà religiosa” sia solo la libertà di scegliere tra l’accettazione dell’Islam, la morte o la sudditanza all’Islam, che per i Cristiani e gli Ebrei (Gente del Libro) prevede il pagamento della jizyah (tassa obbligatoria).
I musulmani affermano che nell’esempio del profeta Maometto vi sia stata una testimonianza di totale libertà religiosa. Peccato che la storia e le biografie del Profeta, scritte da studiosi musulmani come Ibn-Ishaq, al-Waqidi, ibn-Sa’d, At-Tabari e l’Imam al-Ghazzali, descrivano un trattamento qualcosa di molto diverso, terribile e spesso crudele dei non-musulmani da parte del loro Profeta.
Quando i critici dell’Islam citano i versi più violenti del Corano per suggerire la natura intollerante dell’Islam, la maggior parte dei musulmani è svelta nel dire che quelle sono citazioni fuori dal contesto, usate con lo scopo di diffamare l’Islam che invece sarebbe una religione di pace e di tolleranza. Ciononostante, questi musulmani difficilmente si faranno avanti per approfondire il corretto contesto dei versi in questione. Altri musulmani invece avanzano interpretazioni o contesti vaghi, falsi o fuorvianti di tali versi, per renderli di volta in volta favorevoli alla teoria della libertà religiosa nell’Islam.
Uno dei più citati versi del Corano che invitano alla violenza è “combattere e sterminare i pagani ovunque li troviate” [Q 9:5], che invoca il completo annientamento degli idolatri invece di chiedere tolleranza. Secondo gli apologisti islamici i musulmani guidati dal Profeta Maometto compirono una spedizione verso la Siria (la spedizione di Tabuk nell’Ottobre del 630 d.C.), perché avevano ricevuto informazioni che l’esercito Bizantino stesse mobilitando una grande forza per attaccarli. Questo verso sarebbe stato rivelato durante la fase difensiva a questa spedizione contro di loro. In verità quando l’armata musulmana giunse vicino alla Siria, non scorse in alcun modo l’esercito Bizantino e quindi tornò indietro senza dover affrontare alcuno scontro armato.
Il contesto spiegato dagli apologisti musulmani è completamente errato, e su questo torneremo in seguito. Ma la loro versione pre-cucinata é comunque di per sé ridicola in ogni suo aspetto. Anche se fossimo d’accordo che le informazioni sulla preparazione dell’esercito Bizantino fossero vere, l’armata musulmana, se pacifica e non aggressiva così come affermano i musulmani, non avrebbe potuto affrontarla a viso aperto. Considerando che in quegli anni l’esercito Bizantino aveva appena raggiunto l’apice della sua forza bellica, dopo aver sconfitto i Persiani soltanto pochi anni prima, e che i musulmani erano ancora troppo deboli per pensare di poter spazzare via l’esercito più forte del mondo attaccandolo frontalmente, i musulmani avrebbero piuttosto fatto meglio a fortificare le loro difese in vista di un probabile attacco.
Il fatto che i non musulmani non hanno incontrato nessuna forza ostile sul confine siriano significa che le informazioni ricevute erano false o che la storia di una simile aggressione sia stata inventata ad arte dal Profeta Maometto o dagli storici musulmani che vennero dopo di lui. Il fatto che Khalid al-Walid aveva precedentemente condotto una breve ricognizione in quel territorio, suggerisce che il Profeta Maometto stesse meditando di fare le cose più in grande. Considerato la forza dell’armata Bizantina, era necessario un grande esercito per convincere la gente a passare dalla loro parte, e così la storia di un pericolo imminente potrebbe essergli stata utile.
Questa idea è supportata dal fatto che durante la spedizione di Tabuk, i musulmani hanno acquisito alcuni piccoli domini tra Damasco e Medina, alcuni con la forza ed altri con la minaccia di un’aggressione militare. Una lettera inviata al principe della tribù di Ayla recita:
“A John ibn Ru’ba, capo degli Ayla. Che la pace sia su di te. [..] Non ti combatterò fino a quando non ti avrò scritto. Credi, oppure paga il tributo (Jizyah). [..] Tu conosci il tributo. Se desideri sicurezza per mare e per terra, ubbidisci ad Allah e al suo apostolo. [..] Ma se ti opponi e li deludi, non accetterò nulla da te fino a quando non avrò combattuto contro di te e presi prigionieri i tuoi giovani e sterminato gli anziani; perché io invero sono l’apostolo di Allah…” [Muir, p.402]
E’ ridicolo pensare che il versetto 9:5 sia stato rivelato nel corso di una spedizione difensiva per scongiurare un attacco imminente, visti i toni minacciosi della lettera dove si rivelano intenti barbarici e crudeli con lo scopo di estendere il dominio dell’Islam. Né il contenuto della lettera mostra la benché minima traccia di libertà religiosa per la tribù Cristiana di Ayla. Le successive aggressioni dei musulmani e il successivo ingresso nel territorio Bizantino nell’anno 638 d.C. e in altri territori adiacenti confermano l’intenzione premeditata da parte musulmana di attaccare il territorio Bizantino.
Anche la prima biografia del Profeta Maometto di Ibn Ishaq non menziona nessun attacco imminente da parte dell’armata Bizantina. Piuttosto, descrive le intenzioni di attaccare la frontiera Bizantina, assieme al disaccordo serpeggiante tra i guerrieri musulmani e la loro reticenza nell’unirsi alla spedizioni nelle impervie condizioni climatiche di quel tempo. [Ibn Ishaq, p.602]
Tornando al corretto contesto del verso 9:5 (“Uccidete gli idolatri, ovunque li incontriate”), questo verso è completamente scorrelato dalla spedizione di Tabuk. Piuttosto, è stato rivelato alcuni mesi più tardi durante l’Haji del 631 d.C.. Dopo aver conquistato Mecca e la Ka’ba, il Profeta permise ai pagani di effettuare il pellegrinaggio e visitare la casa sacra, prendendo l’incarico di raccogliere personalmente le offerte. Per evitare il luogo, reso impuro dagli idolatri, il Profeta non effettuò mai il pellegrinaggio alla sacra casa durante questo periodo, ma inviò piuttosto una delegazione da Medina. Durante il pellegrinaggio del 631, il Profeta inviò una delegazione di 300 uomini con Abu Bakr alla sua testa. Immediatamente dopo, Allah avrebbe rivelato questi versi ed avrebbe inviato Alì per unirsi alla delegazione e pronunciare questi versi durante l’Haji. Dopo i rituali del sacrificio degli animali, Alì pronunciò l’ultima rivelazione di Allah davanti alla congregazione di tutti i pellegrini:
[Corano 9:1-5] “(E’ pronunciata) libertà dagli obblighi per Allah e il Suo messaggero verso gli idolatri con cui avevamo stabilito un patto. Viaggiate liberamente nella terra per quattro mesi, e sappiate che non potrete ridurre Allah all’impotenza. Allah svergogna i miscredenti. Ed una proclamazione da Allah e il Suo messaggero a tutti gli uomini nel giorno del Grande Pellegrinaggio che Allah è libero da qualsiasi obbligo nei confronti degli idolatri, e (così è) il Suo messaggero. Così, se vi pentite, sarà meglio per voi; ma se siete avversi, allora sappiate che non potete ridurre Allah all’impotenza. Annuncia (oh Maometto) un doloroso castigo per i miscredenti, ad eccezione di quegli idolatri con cui voi (musulmani) avete un accordo, che non lo violarono in nulla e che non hanno aiutato nessuno contro di voi. (Riguardo a questi), rispettate il patto fino alla sua scadenza. Allah ama coloro che rispettano i loro doveri (verso di Lui). Quando poi siano trascorsi i mesi sacri, uccidete questi idolatri ovunque li incontriate, catturateli, assediateli e tendete loro agguati. Ma se si pentono, eseguono l’orazione e pagano la decima, lasciali andare per la loro strada. Allah è perdonatore, misericordioso.”
Questi versi furono studiati con cura per rimuovere le ultime vestigia di idolatria dalla sacra casa della Ka’ba. Secondariamente, ebbero anche lo scopo di costringere tutti i pagani all’Islam rinnegando ogni obbligo che Allah e il suo apostolo aveva preso con loro l’anno precedente, dando l’ordine di uccidere gli idolatri ovunque fossero trovati dopo che il periodo di grazia di quattro mesi fosse terminato. Questo è supportato dal fatto che il Profeta effettuò il pellegrinaggio l’anno successivo nel 632 (l’Haji dell’addio) dopo che il paganesimo era stato completamente sradicato dalla Ka’ba e la città di Mecca era al suo comando.
Anche il fatto che il territorio bizantino era abitato dai cristiani e che il verso ha come oggetto l’ordine di sterminare gli idolatri mostra che l’interpretazione faziosa dei musulmani é completamente sbagliata.
Pagavano una tassa, la Kharaj, e non ne pagavano un’altra, la Zakat. Non vedo cosa ci sia di strano.
In cambio di una tassa era garantito libertà di culto, di patrimonio, matrimoniali, successori e di autoamministrazione e gestione di luoghi di culto.
Il patto si chiama Dhimma.
Chiaro che pare che il “visto” durava poco e la pena se abusavi del “permesso di soggiorno” era drastica, ma noi europei si è fatto pure di peggio se ci pensi..
Anonimo, non erano uguali quelle tasse. Sennò non avrebbe avuto senso chiamarle diversamente.
La Kharaj era una tassa enormemente più alta rispetto ad un 2% circa del capitale. In molti casi questa tassa strangolava le finanze dei sottomessi. Non a caso i dhimmi a causa dell’oppressione economica (e non solo) cominciarono a convertirsi all’Islam, cosa che mise crisi l’erario islamico, che campava con questa vera e propria estorsione ai danni degli infedeli soggiogati, perché diminuivano le persone da poter spremere.
Davvero non ci vede niente di strano in una cosa simile?
Quello che era garantito in cambio di questa tassa iniqua erano briciole, senza contare le innumerevoli discriminazioni che i dhimmi dovevano subire.