I versetti satanici del Corano
Pochi aspetti dell’Islam sono famosi in Occidente come i famigerati versetti satanici del Corano, divenuti celebri per l’omonimo romanzo di Salman Rushdie e soprattutto per la condanna di questo libro da parte delle autorità religiose islamiche, condanna che si è tradotta in una taglia sulla vita dell’autore e sui suoi collaboratori (il traduttore giapponese fu ucciso, quello italiano accoltellato e quello norvegese ferito).
Seppure famosi, pochi ne conoscono la storia, che invece è interessante e, credo, anche istruttiva. Eccone una sintetica presentazione.
Origine dei versetti satanici
Nella sura 53, intitolata «An-Najm» (La stella), vi sono alcuni versetti che recitano:
19 Cosa ne dite di al-Lāt e al-ʿUzzā, 20 e di Manāt, la terza?
La storia di questi versetti è pervenuta sino a noi grazie agli Annali di al-Ṭabarī (839-923), che si basò sulle dichiarazioni rese da ʿUrwa ibn az-Zubair al califfo ‘Abd al-Malik (685-705), ad altri commentatori, come al-Wāqidī (745-822), ed anche per mezzo della prima biografia di Maometto, composta da Ibn Isḥāq (704 circa-761) circa 120-130 anni dopo la morte del Profeta.
I racconti differiscono per i particolari, ma narrano che Maometto voleva riconciliarsi col suo popolo, che gli aveva voltato le spalle dopo che egli aveva iniziato a predicare la nuova religione in opposizione al paganesimo imperante. Allora “Allah gli ispirò” alcuni versetti, che Maometto stava recitando davanti ai meccani su suggerimento dell’arcangelo Gabriele, quando Satana intervenne e gli mise sulla lingua anche i seguenti versetti, i famigerati “versetti satanici” (che non figurano nelle edizioni canoniche del Corano):
Cosa ne dite di al-Lāt e al-ʿUzzā, e di Manāt, la terza? Ecco le gharānīq, la cui intercessione è cosa grata a Dio.
La parola araba “gharānīq” del “verso satanico” è un hapax – un vocabolo che ricorre solo in questo testo – e si riferirebbe, secondo i commentatori, alle gru della Numidia*. Poiché un titolo della triade era «le tre sublimi gru», il significato sotteso era quello di un’ammissione dell’esistenza delle tre divinità e un’attestazione del loro ruolo come intermediari divini.
Poiché quella formata da al-Lāt, al-ʿUzzā e Manāt era una triade di divinità femminili adorata dagli arabi, i pagani della Mecca furono felici del discorso di Maometto. Quando Maometto recitò questi versetti si prostrò al suolo in segno di timore di Dio, tanto che i presenti lo imitarono subito. Fu avviata una preghiera collettiva per sottolineare la ritrovata concordia cittadina, e la notizia convinse persino alcuni Muhājirūn (emigrati) a tornare dall’Abissinia. Il vantaggio politico sembra incontestabile, ma il prezzo spirituale pagato dal Profeta era però clamoroso, poiché smentiva il più volte asserito monoteismo assoluto della nuova religione, da lui continuamente propagandato.
La sera stessa (o più probabilmente alcuni giorni dopo) Maometto si rese conto dell’errore, quindi si fece “rivelare” i soliti utili versetti. Stando alla sua versione egli fu vittima di Satana. L’arcangelo Gabriele si recò infatti da lui rimproverandogli di aver pronunciato frasi che non gli aveva suggerito. Maometto si addolorò, ma Allah lo aiutò inviandogli i versetti 52-53 della sura 22 «Al-Hajj» (Il Pellegrinaggio) dove afferma che:
52 Non inviammo prima di te nessun messaggero e nessun profeta senza che Satana si intromettesse nella sua recitazione. Ma Allah abroga quello che Satana suggerisce. Allah conferma i Suoi segni. Allah è sapiente, saggio. 53 [Allah] fa sì che i suggerimenti di Satana siano una tentazione per coloro che hanno una malattia nel cuore, per coloro che hanno i cuori induriti. In verità gli ingiusti sono immersi nella discordia.
Ovviamente gli vennero rivelati anche i “versetti corretti” a proposito delle divinità pagane, nei quali finì per disconoscerle:
21 Avrete voi il maschio e Lui la femmina? 22 Che ingiusta spartizione! 23 Non sono altro che nomi menzionati da voi e dai vostri antenati, a proposito dei quali Allah non fece scendere nessuna autorità. Essi si abbandonano alle congetture e a quello che affascina gli animi loro, nonostante sia giunta loro una guida del loro Signore.
Il risultato nella sura 53 è il seguente:
19 Cosa ne dite di al-Lāt e al-ʿUzzā, 20 e di Manāt, la terza? Ecco le gharānīq, la cui intercessione è cosa grata a Dio. 21 Avrete voi il maschio e Lui la femmina? 22 Che ingiusta spartizione! 23 Non sono altro che nomi menzionati da voi e dai vostri antenati, a proposito dei quali Allah non fece scendere nessuna autorità. Essi si abbandonano alle congetture e a quello che affascina gli animi loro, nonostante sia giunta loro una guida del loro Signore.
Maometto giustificò questa ritrattazione affermando opportunisticamente che quelle parole gli erano state sussurrate all’orecchio sinistro (e non a quello destro, come normalmente faceva l’arcangelo Gabriele) e che di conseguenza erano di origine satanica.
Considerazioni
La maggior parte degli studiosi islamici è costretta ad affermare che quello dei versetti satanici si tratti di un episodio verosimile, che mostra come l’idea del monoteismo di Maometto si evolvette col tempo. Nessun musulmano potrebbe aver inventato questo episodio (criterio dell’imbarazzo), né è possibile che sia stato inventato da un non-musulmano e accettato dai commentatori musulmani. Maometto fece quella che oggi chiameremmo una gaffe, perché in quel momento, preoccupato di imbonire i meccani che gli avevano voltato le spalle, non si accorse immediatamente che l’introduzione delle tre dee nella posizione di intermediatrici avrebbe inficiato il monoteismo della sua religione e dunque successivamente dovette modificare la sua versione.
La narrazione di al-Tabari:
Gli infedeli, stanchi della predicazione del Profeta, lo chiamarono nella moschea, e gli parlarono così: «Ti faremo una proposta ragionevole. Se vuoi che adoriamo il tuo dio, adora a tua volta le nostre divinità: in questo modo sarai della nostra religione come noi della tua, se il nostro culto è quello vero, ne profitterai, e se è vero il tuo ne profitteremo noialtri». Allora Iddio rivelò questo versetto: «Dì: Mi ordinerete voi di adorare qualcosa di diverso da Dio, o ignoranti? » (XXXIX, 64), e quest’altro: «O miscredenti, io non adorerò mai ciò che voi adorate» (CIX, 1), il che significa tenetevi la vostra religione, e io mi terrò la mia. Gli infedeli compresero che non avrebbe mai accettato la loro religione. Poi Iddio rivelò questo versetto: «Poco mancò che i miscredenti ti inducessero alla ribellione contro ciò che noi ti avevamo rivelato» (XVII, 75).
Gli infedeli dissero.: «Il modo per sbarazzarci di Maometto, dei suoi seguaci e dei Banū Hāšim è di cessare ogni commercio con loro, di non parlargli, di non chiedere loro donne in spose e di non dare loro le nostre figlie: in questo modo alla Mecca si sentiranno umiliati e se ne andranno». Le tribù delegarono ciascuna due uomini, che si riunirono nella moschea e stilarono insieme un atto in quel senso, lo firmarono tutti e presero a testimoni di quell’impegno tutti gli abitanti della Mecca. Appesero lo scritto alla porta del tempio, così che tutti potessero vederlo e leggerlo. I credenti furono tutti dalla parte del Profeta e di Abū Tālib, e tutti i Coreisciti formarono il partito antagonista. Abū Lahab si unì ai Coreisciti, staccandosi da Abū Tālib. Questo provvedimento fu molto spiacevole per Abū Tālib, i Banū Hāšim e i credenti. Nessun abitante della Mecca gli parlava più, né acquistava o vendeva loro qualcosa. In questo modo trascorsero sette o otto mesi. Allora fu rivelata al Profeta la «sura della stella» (LIII). Egli si recò alla moschea, dov’erano riuniti i Coreisciti, e la recitò. Arrivato al versetto: «Che pensate voi di al-Lāt, di ‘Uzzā e di Manāt, l’altro terzo dio? (LIII, 19-20). Forse avrete voi il maschio e avrà Dio la femmina?» (LIII, 21). Venne Iblis e gli mise in bocca queste parole: «E queste sono le dee sublimi e l’intercessione loro è augurabile certo». Gli infedeli furono molto felici di quelle parole, e dissero: «È accaduto a Maometto di lodare i nostri idoli, e di dirne bene». Il Profeta concluse la sura, poi si prosternò, e gli infedeli si prosternarono con lui, per via delle parole che aveva pronunciato, per errore, credendo che avesse lodato i loro idoli. L’indomani Gabriele venne a trovare il Profeta, e gli disse: «O Maometto, recitami la “sura della stella”». Quando Maometto ne ripeté le parole, Gabriele gli disse: «Non è così che te l’ho trasmessa; ho detto: “Quella sarebbe, allora, una divisione ingiusta” (LIII, 22). l’hai cambiata, e hai messo delle altre cose al posto di quello che ti avevo detto». Il Profeta, scosso, tornò alla moschea, e recitò nuovamente la sura. Quando pronunciò le parole: «Quella sarebbe, allora, una divisione ingiusta», gli infedeli dissero: «Maometto si è pentito di avere lodato i nostri dei». Il Profeta, molto inquieto, stette tre giorni senza mangiare e bere, temendo la collera divina, finché Gabriele gli trasmise il seguente versetto: «Noi non abbiamo mandato prima di te alcun apostolo o profeta, senza che, quando esso predicava e recitava appassionatamente, Satana non gettasse qualche errore nella sua predicazione» (XXII, 51). Così Dio rassicurò il Profeta. E gli infedeli se ne allontanarono di nuovo.
L’episodio della prosternazione degli infedeli si era risaputo in Abissinia. Si diceva che i Coreisciti avevano creduto in Maometto, e che avevano adorato Iddio, tutti eccetto Walīd, figlio di Muġīrah, che, troppo vecchio per prosternarsi, aveva preso un pugno di terra, e se l’era posto sulla fronte. Di conseguenza alcuni dei seguaci del Profeta che si trovavano in Abissinia tornarono, mentre altri vi rimasero fino al quinto anno dall’ègira, cioè fino alla presa di Haybar. Uno di quelli che tornarono fu ‘Uṯmān, figlio di ‘Affān: ma nessuno di loro osò entrare alla Mecca.
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* Burton, John, “Those are the high-flying cranes”, in: Journal of Semitic Studies, XV, 1970, pp. 246-265.
Complimenti, bravi e coraggiosi. Spero che il vostro materiale informativo si possa diffondere fra i musulmani in modo massiccio e raggiungere più persone possibile, fra quelli che vivono in Occidente come fra quelli che stanno in paesi islamici. E che possa dare un contributo decisivo a riformare alle radici, o anche a far scoppiare come una bolla d’aria una religione medievale, violenta e pericolosa, che non può essere accettata dal resto del mondo nella sua forma attuale e nei secoli a venire. Se ci riuscirete, eviterete molte violenze, da una parte e dall’altra.
Grazie molte.
Domanda
Sieste sicuri che l’essere di luce che Maometto vide (e solo lui senza testimoni) fosse Gabriele e non Lucifero?
Infatti 1) mi sembrano troppi vantaggi personali 2) gli altri profeti facevano miracoli in pubblico, lui non ne ha fatti ( sebbene dovesse essere il più importante dei profeti , il siggillo) e le rivelazioni erano senza testimoni ( poteva inventare ciò che voleva) in più altri profeti sono risorti (Gesù) o saliti al cielo in carne e ossa (Gesù Elia , Mosè ) lui morto normale
Anche il dichiarare che a lui non era stato concesso il dono dei miracoli sembra una dichiarazione di convenienza, così non doveva farne o dimostrare nulla