I primi convertiti all’islam: dei ladroni affamati di sesso e ricchezza

i primi musulmani

Anche se il lavoro svolto dagli studiosi di storia e antropologia compiuto sul cristianesimo e l’ebraismo per il momento ha solo sfiorato da lontano l’islam, è ormai chiaro che la sacra rappresentazione che i musulmani danno del “puro islam” delle origini è un’invenzione mitologica incompatibile con la realtà storica.

La prima comunità islamica, che i musulmani immaginano formata da pii compagni e da un valoroso profeta inviato da Dio, in verità non è mai esistita.

Al tempo di Maometto lo scopo principale delle tribù dell’Arabia era quello di sopravvivere in un ambiente ostile. Non c’erano strutture, né polizia, né tribunali. L’ambiente desertico comportava quasi esclusivamente problemi pratici. Le tribù erano regolate da rapporti di solidarietà e di alleanza. I membri di questa società non avevano i mezzi per potersi interessare all’escatologia [lo studio della fine del mondo], non avevano bisogno di un paradiso o di un inferno in una vita non terrena.
Nel primo periodo, essere musulmani significava “entrare nel patto di Allah” e le tribù entrarono a far parte di questo patto attraverso la negoziazione o il ricatto. Per essere parte di questa alleanza, doveva essere stretto un accordo.

Le prime tribù entrate a far parte del patto musulmano non uscirono dall’Arabia per convertire il mondo all’islam ma per arricchirsi attraverso l’appropriazione del bottino con le incursioni e le conquiste militari.

Nel periodo del “puro islam” i cosiddetti cinque pilastri che oggi conosciamo (professione di fede, preghiera, elemosina, digiuno, pellegrinaggio) non esistevano nemmeno. Si tratta infatti di una rappresentazione dogmatica che risale al IX e X secolo.

Le prime persone che seguirono Maometto erano persone che, come quasi tutti gli arabi, abituati a mangiare lucertole e camaleonti, conducevano, nei deserti colpiti dal Simùn d’estate e dal vento pungente d’inverno, una vita fatta di povertà, di miseria e di tribolazione affamata, assetati e nudi.

Maometto e i suoi fedelissimi assoldarono “picciotti” pescando tra la feccia, banditi che vengono chiamati Saalik. In un hadith si legge di un tizio che fa presente a Maometto che i primi da cui cercò sostegno fossero persone poco raccomandabili che derubavano i pellegrini che si recavano a Mecca.

Primi convertiti all’islam

Sahih al-Bukhari 3516.

Quando Maometto prospettò loro fiumi di vino e di latte, diversi tipi di frutti, carne e cibo in abbondanza, il riposo su letti e materassi di taffettà, di seta finissima e di broccato, il coito con donne simili a perle nascoste, servitori e servitrici, acqua corrente e abbondante, ombra duratura – caratteristiche queste delle abitazioni dei Cosroe che avevano già colpito le menti di alcuni arabi avendo avuto modo di vederle attraversando e percorrendo la Persia – essi si rallegrarono pensando di aver ottenuto effettivamente ciò di cui sentivano parlare. Presero così a combattere contro i persiani per sgominarli e per impadronirsi di ciò.

La maggior parte dei primi musulmani erano errabondi che andavano all’avventura, si lasciavano trasportare da ogni vento e non conoscevano la religione che avevano adottato rispetto a quella che professavano in precedenza. Essi aderirono all’Islam facendone un pretesto e un mezzo per raggiungere ciò che volevano.

Questi sono i motivi principali che spinsero siffatte genti a unirsi tra loro nel credo islamico.

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Una risposta

  1. Fabio Benazzi ha detto:

    Ben fatto e la situazione disegnata sembra verosimile.

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