Bloggando il Corano: Sura 9, “Il Pentimento”, Versetti 30-49

Commento al Corano: Sura 9, Il Pentimento, Versetti 30-49
di ROBERT SPENCER (17, Dicembre, 2007)

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Non si sono mai trovati Ebrei che corrispondano alla descrizione che ne fa il Corano, nel Versetto 30 della Sura 9, che abbiano proclamato che Ezra era il Figlio di Dio. Ibn Juzayy spiega che, in realtà, solo un piccolo gruppo di Ebrei lo sosteneva, ma

è attribuito a tutti perché loro seguivano quelli che lo sostenevano.

Il Tanwîr al-Miqbâs min Tafsîr Ibn ‘Abbâs attribuisce questo credo agli Ebrei di Medina. Ad ogni modo, questo credo, affermato dal Corano e pertanto confermato come vero nelle menti di molti Musulmani, rende gli Ebrei, così come i Cristiani, colpevoli di shirk, l’associazione di compagni ad Allah, che è il peggior peccato di tutti. Ibn Juzayy cita un’altra autorità Islamica che dice che il credo Cristiano è

una miscredenza atroce.

Aggiunge Ibn Kathir:

Ecco perché Allah ha definito entrambi i gruppi come bugiardi” perché “non hanno alcuna prova a favore delle loro pretese, tranne che bugie e falsificazioni”.

Di conseguenza, sono maledetti da Allah. Il Versetto 30 prosegue dicendo “Li combatta Allah!”, che Ibn Juzayy spiega come “Possa Allah maledirli!”. La loro idolatria non li ferma proprio. Vanno addirittura oltre, tanto da prendere “come dei insieme ad Allah i loro rabbini e i loro monaci e il Messia, figlio di Maria, quando loro erano tenuti ad adorare soltanto Allah, l’Unico” (v. 31). Ma, allora, gli Ebrei adorano i rabbini e i Cristiani adorano i monaci? Non direttamente: Maometto spiegò che i rabbini e i monaci proibirono agli Ebrei e ai Cristiani ciò che Allah aveva permesso e avevano permesso ciò che Allah aveva proibito “ed essi obbedirono a loro. Ecco perché loro li adorarono”.

Maometto disse anche: “In verità, si sono guadagnati l’ira (di Allah) e i Cristiani sono stati guidati male” – un eco della Fatiha. Gli Ebrei e i Cristiani sono così perversi che vorrebbero “spegnere la luce di Allah” – cioè, dice il Tafsir al-Jalalayn, “la Sua Shari’a e le Sue prove”“con le loro bocche” (v. 32), ma Allah farà fallire i loro piani. Ibn Juzayy spiega il Versetto 33 dicendo che Allah porrà l’Islam al di sopra di ogni altro “din”, cioè, religione, e lo renderà “così forte da abbracciare l’Est e l’Ovest”. Così lo espose Maometto:

Questa faccenda (l’Islam) continuerà a diffondersi fin dove arrivano il giorno e la notte, fin che Allah non lascerà neppure una casa di fango o di pelle, senza che questa religione sia entrata in essa, colmando di potenza la gente potente (i Musulmani) e colmando di umiliazione quella piena di ignominia (che respinge l’Islam).

Ibn Juzayy aggiunge che “è detto” che l’Islam abbraccerà l’Est e l’Ovest “quando ‘Isa [Gesù] discenderà e resterà solamente il din [la religione] dell’Islam”. Questo si riferisce all’affermazione di Maometto che

il figlio di Maria (Gesù) scenderà presto tra voi (Musulmani) come un capo giusto e romperà la Croce e ucciderà il maiale e abolirà la Jizya (la tassa pagata dai non Musulmani, che sono sotto la protezione del governo Musulmano).

Cioè, Gesù abolirà la Dimmitudine, il contratto di protezione tra Musulmani e non Musulmani, e Islamizzerà il mondo.

Allah mette in guardia i Musulmani a proposito dei Rabbini Ebrei e dei Monaci Cristiani che “divorano le ricchezze dell’umanità con bramosia famelica e allontanano (gli uomini) dalla via di Allah” – le torture dell’inferno li aspettano (vv. 34-35). Dice Ibn Kathir:

Questo Ayah [Versetto] mette in guardia contro gli studiosi corrotti e contro i fedeli mal guidati. Sufyan bin `Uyaynah disse ‘Quelli tra i nostri sapienti che diventano corrotti sono come gli Ebrei, mentre quelli tra i nostri fedeli che diventano mal guidati sono come i Cristiani’ … Quando Allah inviò il Suo Messaggero [Maometto], gli Ebrei persistettero sulla loro via errata, nella loro miscredenza e nella loro ribellione, sperando di mantenere il loro stato e la loro posizione. Tuttavia Allah cancellò tutto questo e glielo tolse insieme alla luce della ispirazione profetica e gli diede invece vergogna e degradazione, ed essi incontrarono l’Ira di Allah, l’Altissimo.

Conseguentemente, i Musulmani “devono muovere guerra contro tutti gli idolatri, come loro muovono guerra a tutti voi” (v. 36). Nel Versetto 37, dice Ibn Kathir,

Allah ammonisce gl’idolatri perché scelgono le loro perverse opinioni invece della Legge di Allah. Cambiarono le Leggi di Allah in base ai loro vani desideri, permettendo ciò che Allah aveva proibito e proibendo ciò che Allah aveva permesso.

I Musulmani non devono esitare a causa di un attaccamento a questo mondo (v. 38). Quest’ultimo Versetto “è un rimprovero”, spiega Ibn Juzayy, “per coloro che rimasero indietro nella spedizione a Tabuk” che Maometto condusse contro i Bizantini. Coloro che non combattono – “cioè, non escono con il Profeta per la jihad”, dice il Tafsir al-Jalalayn – saranno sottoposti alla punizione divina e sostituiti da altra gente (v. 39).

Non che Maometto avesse bisogno del loro aiuto, poiché “Allah in effetti lo aiutò quando i miscredenti lo espulsero” (v. 40). Ciò si riferisce, secondo Ibn Kathir, “all’anno dell’Egira” quando “i politeisti cercarono di uccidere, imprigionare o espellere il Profeta”. I Musulmani devono combattere “leggeri o pesanti” cioè, in qualsiasi circostanza (v. 41) – benché Ibn Kathir, Ibn Juzayy e il Tafsir al-Jalalayn siano tutti d’accordo che quel comando fu abrogato da 9:91: “Non c’è colpa per gli invalidi, i malati o coloro che non trovano risorse da spendere (per la causa), se sono sinceri (negli obblighi) per Allah e il Suo Messaggero”.

Ancora, la jihad per amore di Allah (jihad fi sabil Allah, che definisce, nella teologia Islamica, la lotta armata per stabilire l’egemonia dell’ordine sociale islamico) è la migliore azione che un Musulmano può compiere (v. 41). Anche Maometto lo sottolineò in molte occasioni. Una volta un uomo gli chiese:

Guidami a una azione tale che eguagli la Jihad (in ricompensa).

Maometto rispose:

Non c’è un’azione così.

Allah ha parole molto più dure per i Musulmani che non accompagnarono Maometto a Tabuk, accusandoli di preferire la vita comoda a un duro viaggio di jihad, mentendo col dire che avrebbero voluto andare se solo avessero potuto (v. 42). Allah rimproverò pure il Suo Profeta per aver esonerato dei Musulmani dalla spedizione a Tabuk (v. 43). Disse a Maometto che i veri Musulmani non esitarono a partire per la jihad, anche rischiando i loro beni e specialmente la loro vita. Quelli che rifiutarono di farlo non erano credenti (vv. 44-45). Ma, in realtà, era Allah ad essere “contrario a farli partecipare; così fu Lui che li fece restare indietro” (v. 46), perché, se avessero accompagnato la spedizione, avrebbero soltanto provocato problemi a Maometto (v. 47). Dopotutto, avevano complottato una ribellione anche prima (v. 48).

Secondo Ibn Ishaq, lo sconosciuto disertore che supplicò Maometto: “Concedimi il permesso (di restare a casa) e non tentarmi” (v. 49) si riferiva alla sua debolezza per le donne. Chiese a Maometto: “Mi permetterai di restare indietro senza tentarmi, perché tutti sanno che le donne mi piacciono troppo e temo che se vedo le donne Bizantine non sarò capace di controllarmi”.

Maometto gli concesse il permesso, ma Allah non appare contento e dice al Suo Profeta che chi gli chiese di essere esentato era già caduto in tentazione, solo per averglielo chiesto ed anche che l’inferno lo stava già aspettando (v. 49).

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