Bloggando il Corano: Sura 8, “Il Bottino”, Versetti 1-75
Commento al Corano: Sura 8, Il Bottini, Versetti 1-75
di ROBERT SPENCER (28, Ottobre, 2007 – 4, Novembre, 2007)
Come tutti sappiamo, l’Islam è una religione di pace. Tutti, da Barack Obama, John Kerry e David Cameron al New York Times, Washington Post e CNN, ce lo ripetono costantemente.
E’ giunta l’ora di analizzare il Corano per averne la prova. Ed infatti nella sura 8, “Il Bottino”, scopriamo che Allah parla dello scontro di Maometto con le forze dei pagani Quraysh a Badr, in cui il profeta dell’Islam… gira l’altra guancia! Esorta i suoi seguaci ad amare i loro nemici e a pregare per coloro che li perseguitano! Dopodiché inizia una protesta nonviolenta gandhiana!
La Sura 8, Al-Anfal – “Il Bottino” o “Le Spoglie di Guerra” – viene datata nel secondo anno del periodo Medinese, la seconda parte della carriera profetica di Maometto. Fu rivelata poco dopo la battaglia di Badr, la prima grande vittoria dei Musulmani sui principali rivali del tempo, la tribù pagana dei Quraysh. Il titolo di questa Sura è conosciuto più di molti altri, da quando Saddam Hussein usò Al-Anfal come nome per la sua campagna di genocidio contro i Kurdi del 1988, nella quale furono uccise circa cinquemila persone.
A Badr i Quraysh uscirono per incontrare i trecento seguaci di Maometto con una forza di quasi mille uomini. Maometto aveva provocato la battaglia inviando i suoi uomini ad assalire una carovana dei Quraysh, dicendo loro:
Questa è la carovana dei Quraysh che trasporta i loro beni, così marciate per intercettarla, Allah potrebbe farne spoglie di guerra per voi.
Quando la battaglia stava per incominciare, secondo Ibn Ishaq, il primo biografo di Maometto, il profeta dell’Islam passò in rivista le sue truppe annunciando una importantissima promessa – una promessa che ha dato forza e coraggio ai guerrieri Musulmani lungo i secoli:
Per il Dio, nelle cui mani è l’anima di Maometto, nessun uomo cadrà oggi combattendo contro di loro con indomito coraggio, avanzando e non retrocedendo, che Dio non farà entrare in Paradiso.
Uno dei guerrieri Musulmani, ‘Umayr bin al-Humam, esclamò:
Bene! Bene! Quindi non c’è nulla tra me e il mio ingresso in Paradiso salvo essere ucciso da questi uomini?
Gettò via alcuni datteri che stava mangiando, si lanciò nel fitto della battaglia e combatté fin che non venne ucciso.
I Quraysh furono sbaragliati. Alcune tradizioni Musulmane narrano che lo stesso Maometto partecipò ai combattimenti; altri dicono che è più probabile che esortasse i suoi seguaci dai fianchi. Ad ogni modo fu un’occasione per vendicarsi di anni di frustrazioni, risentimento e odio verso il popolo che lo aveva respinto. Uno dei suoi seguaci, in seguito, ricordò una maledizione che Maometto pronunciò contro i capi dei Quraysh [Sahih al-Bukhari 3185]:
Il Profeta disse: ‘O Allah! Distruggi i capi dei Quraysh, O Allah! Distruggi Abu Jahl bin Hisham, ‘Utba bin Rabi’a, Shaiba bin Rabi’a, ‘Uqba bin Abi Mu’ait, ‘Umaiya bin Khalaf (o Ubai bin Kalaf)’”.
Tutti questi uomini furono catturati o uccisi durante la battaglia di Badr. Ibn Ishaq racconta che uno dei capi Quraysh nominati in questa maledizione, ‘Uqba, supplicò per la sua vita:
Ma chi si occuperà dei miei bambini, o Maometto?
Durante l’antico litigio, ‘Uqba aveva scagliato escrementi di cammello, intestini e sangue sul Profeta dell’Islam con gran divertimento dei capi dei Quraysh, mentre Maometto era prostrato in preghiera. Maometto aveva scagliato una maledizione su di essi, ed ora la maledizione era stata esaudita. Chi si sarebbe preso cura dei figli di ‘Uqba?
L’Inferno!
dichiarò Maometto, e ordinò che ‘Uqba fosse ucciso.
La vittoria a Badr fu il giro di boa per i Musulmani. Divenne materia di leggenda e la base della nuova religione. Allah ricompensò coloro a cui aveva concesso la vittoria. I Versetti 1-4 elogiano i veri credenti, che seguono le regole Islamiche, concernenti le preghiere, il digiuno, le elemosine e, per la prima volta, affronta il problema delle spoglie di guerra a seguito di Badr. Ci fu un grandissimo bottino per i vincitori – così tanto, infatti, che divenne motivo di contrasti. Maometto riceveva continue domande sulla divisione del bottino, così Allah dice ai Musulmani che il bottino appartiene esclusivamente a Maometto (v. 1). Ciò era in accordo con uno speciale privilegio accordato a Maometto da Allah. Lo spiegò lo stesso Maometto:
Mi sono state concesse cinque (cose) che non furono concesse a nessuno dei Profeti prima di me.
Queste includevano il fatto che “
Allah mi concesse la vittoria a causa del terrore (perché Lui atterrisce i miei nemici)
e
il bottino è stato reso Halal (legittimo) per me (e non era così per nessun altro).
I Versetti 5-17 si riferiscono a vari episodi avvenuti prima e durante la battaglia di Badr, sottolineando che Allah ordina la guerra e protegge i credenti in guerra. I veri credenti volevano uscire dalle loro case per andare alla guerra di jihad, benché alcuni fossero scontenti, e discutevano con Maometto la necessità di farlo (vv. 5-6). Ciò richiama 2:216:
Combattere ti è prescritto, ma non ti piace. Ma è possibile che non ti piaccia qualcosa che ti è utile, e che invece ti piaccia una cosa che ti è dannosa.
Allah
voleva che si dimostrasse la verità [delle Sue parole] e [voleva] sbaragliare i miscredenti fino all’ultimo (v. 7).
Allah annunciò che un migliaio di angeli si erano uniti ai Musulmani per colpire i Quraysh (v. 9), e che aveva
ispirato gli angeli (con questo messaggio): ‘Io sono con voi: date fermezza ai Credenti: Io instillerò terrore nei cuori degl’Infedeli: colpiteli sui loro colli e colpite tutti i loro polpastrelli (v. 12).
cioè, [colpite] sopra i loro colli [cioè le teste] e [colpite] le estremità delle loro mani e dei loro piedi: così, quando uno di loro andava per colpire la testa di un miscredente, questa sarebbe rotolata giù prima ancora che la sua spada l’avesse raggiunta.
Il Versetto 12 divenne una delle principali giustificazioni per la pratica Islamica – allora e adesso – di decapitare ostaggi e prigionieri di guerra. Durante la decapitazione dell’ostaggio Americano Nicholas Berg nel Maggio 2004, per esempio, il capo della jihad Irachena, Abu Musab al-Zarqawi, attualmente deceduto, invocò la grande battaglia: “Non è forse giunta per voi [Musulmani] l’ora di imboccare il cammino della jihad e prendere la spada del Profeta dei profeti?…Il Profeta, il più misericordioso, ordinò [al suo esercito] di colpire sul collo alcuni prigionieri [nella Battaglia di Badr] e di ucciderli… E lui stabilì un ottimo esempio per noi”.
Allah mandò gli angeli contro i Quraysh
perché si opponevano ad Allah e al Suo Messaggero: se qualcuno si oppone ad Allah e al Suo Messaggero, Allah è duro nel castigo (v. 13).
I Musulmani devono sempre avanzare, e non girare mai la schiena al nemico, a meno che non sia per un trucco bellico (vv. 15-16). Allah informa Maometto che i Musulmani a Badr erano solo uno strumento passivo. A un certo punto, secondo Ibn Ishaq, Maometto tirò delle pietre contro i Quraysh, esclamando: “Diventino immonde le loro facce!”. Ma fu Allah che uccise i Quraysh e fu lo stesso Allah a tirare le pietre “per mettere alla prova i credenti con una bella prova, fatta da Lui stesso: perché Allah è colui che ascolta e conosce (ogni cosa)” (v. 17).
I Versetti 18-19 si rivolgono agli infedeli, ammonendo i Quraysh di non ricercare un altro scontro, avvertendoli che sarebbero stati ancora sconfitti, nonostante quanto superiori di numero fossero stati rispetto ai Musulmani. I Versetti 20-30 poi si indirizzano ancora ai Musulmani, esortandoli alla fede e ricordando loro come Allah procurò loro la vittoria a Badr nonostante la superiorità numerica del nemico (v. 26). Gl’infedeli possono complottare e fare piani, ma “Allah è il pianificatore migliore” (v. 30).
I Versetti 31-40 della Sura 8 discutono la perversità dei pagani Quraysh, che i Musulmani avevano appena sconfitto nella Battaglia di Badr. Respingono la predicazione di Maometto come “favole degli antichi” (v. 31) e tengono i Musulmani fuori della Moschea Sacra della Mecca (v. 34). Nei Versetti 38-40, Allah ordina a Maometto di invitarli ad accettare l’Islam, e di
combatterli finché non ci siano più disordine ed oppressione [fitnah], e finché la giustizia e la fede in Allah non prevalgano completamente e dappertutto; ma se smettono, in verità Allah vede tutto quello che fanno (v. 39).
Secondo Ibn Abbas, Abu Al-`Aliyah, Mujahid, Al-Hasan, Qatadah, Ar-Rabi` bin Anas, As-Suddi, Muqatil bin Hayyan e Zayd bin Aslam, l’affermazione che i Musulmani devono combattere finché non c’è più fitnah significa che devono combattere “affinché non ci sia più Shirk.” Shirk è l’associazione di compagni con Allah – ad esempio, definire Gesù come Figlio di Dio. Così, questo Versetto, benché rivelato a seguito di una battaglia del settimo secolo, tra Musulmani e pagani, ha una applicazione universale: il Tafsir al-Jalalayn lo spiega così:
E combattili finché l’idolatria e la sedizione non ci siano più, non esistano più e finché la religione sarà tutta per Dio, solamente, e finché nessun altro sarà adorato…
Lo stesso Maometto disse:
Mi è stato ordinato di combatterli fino a quando non dichiarino che non c’è altro Dio all’infuori di Allah, e a chi dichiara questo, sarà garantita la protezione per la sua vita e le sue proprietà, sotto la mia responsabilità, tranne che per i problemi della giustizia affidati ad Allah.
I Versetti 41-44 trattano della battaglia vera e propria. Dopo la vittoria dei Musulmani, Allah ordina loro di dare un quinto del bottino a Maometto (v. 41). Dopo una battaglia Maometto pregò rivolto verso un cammello, parte del bottino di guerra e poi, tenendo tra le dita alcuni dei peli del cammello, disse ai suoi uomini: “Anche questo è parte del bottino che vi siete guadagnati. In verità, io non ho alcun diritto su ciò, eccetto la mia propria quota, il quinto destinato a me. Anche questo quinto verrà donato a voi”. Ciò indicò, secondo chi ha raccontato l’episodio, la generosotà del profeta. Maometto continuò esortando i Musulmani a consegnargli tutto il bottino per la distribuzione:
Pertanto, consegnate anche l’ago e il filo e qulsiasi cosa più grande o più piccola di questo (dalle spoglie di guerra). Non sottraete nulla, perché rubare dal bottino di guerra prima della sua distribuzione è Fuoco e vergogna sulla sua gente in questa vita e nella prossima. Eseguite la jihad contro la gente per la causa di Allah, sia che essi siano vicini o lontani, e non temete i rimproveri dei critici, fintantoche seguite la causa di Allah. Stabilite le regole di Allah mentre siete nella vostra zona e mentre siete in viaggio. Mediante ciò Allah salva (ciascuno) dalla tristezza e dal dolore.
Poi Allah ricorda a Maometto numerosi eventi sia precedenti che nel corso della battaglia, sottolineando come Allah controllò le varie situazioni e salvò i Musulmani (vv. 42-44).
I Versetti 45-63 si rivolgono ai credenti, raccomandando loro di non imitare coloro che, come il “popolo di Faraone… respinse i segni di Allah” (v. 52). (Anche qui, “segni” è ayat, la parola usata anche per indicare i Versetti del Corano). Perché “agli occhi di Allah, gli animali peggiori sono coloro che Lo respingono: essi non credono” (v. 55) – un’altra indicazione che gl’infedeli non meritano rispetto nè considerazione. Se i Musulmani “temono di essere traditi” dagli infedeli con cui hanno stipulato un trattato, devono semplicemente rompere il trattato (v. 58). Secondo Ibn Kathir ciò significa che i Musulmani devono dire agli infedeli
che voi state rompendo il trattato. In questo modo sarete pari, dato che, sia voi che loro, saprete che tra voi esiste uno stato di guerra e che il trattato di pace bilaterale è senza alcun valore.
I Musulmani “dovranno preparare la vosra potenza, al massimo della vostra capacità, inclusi destrieri da guerra, per suscitare il terrore nel cuore dei nemici di Allah e vostri” (v. 60), mentre sarete pronti alla pace, se il nemico la richiede (v. 61). Alcuni però non credono che la tregua debba avere una durata indefinita. Qutb spiega:
Quando questa Sura fu rivelata, Dio diede istruzioni al Suo Messaggero di rimanere in pace con quei gruppi disposti a non combattere con lui e i Musulmani, sia che avessero formalizzato un accordo con i Musulmani o no. Il Profeta continuò a mantenere relazioni pacifiche con i pagani e con i seguaci di precedenti rivelazioni fino al momento della rivelazione della Sura 9, quando gli vennero lasciate solo due alternative: o essi abbracciavano l’Islam, oppure pagavano la jizyah [una tassa imposta ai non Musulmani, in accordo con il Corano 9:29], ciò che indicava una condizione di pace. Altrimenti, l’unica alternativa era la guerra, ogniqualvolta fosse possibile ai Musulmani intraprenderla, al fine di sottomettere tutti i popoli a Dio solamente.
I Versetti 64-75 si rivolgono allo stesso Maometto, dandogli numerose istruzioni. Allah gli confida che procurerà ai Musulmani devoti più vittorie, anche se dovranno affrontare situazioni più proibitive di quelle che superarono a Badr, benché questa promessa sia quasi immediatamente rimangiata: all’inizio cento avrebbero annullato un migliaio di infedeli (v. 65), ma il numero è quasi immediatamente ridotto a cento credenti che distruggono duecento infedeli (v. 66). Questi divennero temi ricorrenti della letteratura della jihad lungo i secoli, fino ai nostri giorni: la devozione condurrà a vittorie militari e i Musulmani vinceranno anche contro probabilità estremamente avverse.
Secondo il Tafsir al-Jalalayn, il Versetto 67
Non si addice ai profeti avere prigionieri prima di aver fatto un massacro sulla terra
fu rivelato quando i Musulmani
rilasciarono i prigionieri di Badr, dietro pagamento di un riscatto.
I Musulmani avevano rilasciato alcuni dei prigionieri di Badr, per il loro istintivo desiderio di guadagno materiale: il denaro del riscatto. Il tafsir continua:
Voi, o Credenti, desiderate le cose passeggere di questo mondo, questi guadagni effimeri, incassando i riscatti, mentre Dio desidera, per voi, l’aldilà, cioè la sua ricompensa, mediante la loro uccisione.
In altre parole, avrebbero dovuto uccidere i prigionieri, invece di liberarli dietro pagamento del riscatto. Tuttavia, il Tafsir al-Jalalayn conclude affermando che il Versetto 67 fu abrogato da 47:4, che permette il riscatto. Ibn Kathir ci ricorda che
la maggior parte degli studiosi sostiene che la questione dei prigionieri di guerra è un problema dell’Imam. Se lo decide, può accettare un riscatto per loro, oppure li può scambiare con prigionieri Musulmani.