Bloggando il Corano: Sura 7, “Al-A’râf”, Versetti 1-206

Commento al Corano: Sura 7, Al-A’râf, Versetti 1-206
di ROBERT SPENCER (14, Ottobre, 2007 – 21, Ottobre, 2007)

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Lo sapevi che sei nato musulmano? Si trova esattamente nella sua sura 7, Al-A’râf, che contiene anche un certo numero di storie Bibliche, tutte con il compito di escoriare i miscredenti.

La Sura 7, è un’altra Sura Meccana, rivelata circa nello stesso periodo della Sura 6: l’ultimo anno di Maometto alla Mecca, prima dell’Egira a Medina. Comincia, come fanno anche molti altri Capitoli, con un Versetto iniziale che consiste di misteriose lettere Arabe – il cui significato, ci si dice, è noto soltanto ad Allah. Prosegue poi con Allah che esorta Maometto a non dubitare del Corano, perché si tratta di “un Libro rivelato a te e quindi non far più affliggere il tuo cuore da qualsiasi difficoltà a tale riguardo” (v. 2). I Versetti 3-10 contengono un ulteriore avvertimento del tremendo giudizio, quando coloro, le cui buone azioni superano le loro malefatte entreranno nel Paradiso, mentre quelli che “trattarono i nostri segni in malo modo” – cioè, ayat, i Versetti del Corano – saranno condannati. Allah ricorda a Maometto le città che ha distrutto per la loro disobbedienza (v. 4).

Segue la storia di Satana (Versetti 11-23). Comincia con la creazione di Adamo, e il comando di Allah agli angeli di prostrarsi davanti a questa nuova creatura. Maometto ci informa che quando Allah creò Adamo, lo fece alto 60 cubiti – cioè circa 30 metri. “La gente” disse “continuò a ridursi di statura dal tempo della creazione di Adamo”. Tuttavia,  Maometto ci informa ancora che i primi abitanti del Paradiso saranno delle dimensioni di Adamo:

Il primo gruppo di persone che entrerà nel Paradiso sarà luminosa come la luna piena e coloro che li seguiranno splenderanno come le più brillanti stelle del cielo. Non urineranno, non andranno di corpo, non sputeranno e non avranno secrezioni nasali. Avranno pettini d’oro e il loro sudore profumerà come il muschio. Il legno di aloe sarà usato nelle loro dimore. Le loro mogli saranno le Uri. Tutti loro somiglieranno al loro padre Adamo e saranno come lui (di statura), alti sessanta cubiti.

Le Uri, ovviamente, sono le famose vergini del Paradiso.

Satana rifiutò di prostrarsi davanti ad Adamo (v. 11; lo abbiamo già visto nel Versetto 2:34). Quando Allah gli chiede perché, risponde orgogliosamente: “Io sono meglio di lui: Tu mi hai creato dal fuoco e lui dall’argilla” (v. 12). Ibn Kathir spiega che Satana era in errore. Satana, dice, “ha perduto ogni speranza di ottenere la misericordia di Allah” perché “commise questo errore, che Dio lo maledica, a causa di questo confronto sbagliato. Anche la sua pretesa che il fuoco sia meglio del fango è sbagliata, perché il fango ha le qualità della saggezza, della tolleranza, della pazienza e della sicurezza, il fango è dove nascono le piante, dove fioriscono, dove crescono e danno benessere. Al contrario il fuoco ha le qualità della fiamma, trascuratezza e superficialità. Pertanto l’origine della creazione portò Shaitan [Satana] al fallimento, mentre l’origine di Adamo lo condusse a ritornare ad Allah con pentimento, umiltà, obbedienza e sottomissione ai Suoi comandi, ammettendo il suo errore e cercando il perdono di Allah”. Allah esilia Satana – dal Paradiso, secondo molti commentatori – ma consente una pausa, che Satana afferma di voler usare per tentare i Musulmani e spingerli lontano dalla retta via (vv. 16-17).

Ma che cosa è esattamente Satana? Questo non è chiaro. Il Versetto 11 lo raggruppa insieme agli angeli, come pure fanno i Versetti 2:34; 15:28-31; 20:116; 38:71-74. Tuttavia, 18:50 dice “lui era uno dei jinn”. Gli angeli “non si oppongono a ciò che Egli comanda a loro, ma fanno ciò che viene loro comandato” (66:6). Invece molti jinn “hanno cuori che non comprendono, occhi che non vedono, e orecchie che non odono. Sono come animali, anzi peggio che mal-guidati, sono quelli che non si curano (degli avvertimenti)” (7:179). Ciò crea una difficoltà. Se Satana è un angelo, come può disobbedire ad Allah? Ma se è un jinn perché è accusato nella Sura 7 e nei passaggi connessi di aver disobbedito a un comando che Allah non ha dato ai jinn ma agli angeli? Ciò ha condotto a spiegazioni ingegnose durante la storia Islamica. Il Tafsir Al-Jalalayn dice che Satana era “il padre dei jinn, che era tra gli angeli”. Muhammad Asad sostiene l’identità di jinn e angeli (vedi anche qui), ma ciò contraddice i passaggi del Corano che affermano che gli angeli non sono disobbedienti. L’apologeta Islamico contemporaneo, il Dr. Zakir Naik asserisce che anche se Satana è incluso nel gruppo degli angeli, non è mai definito un angelo, per cui non c’è contraddizione. Dice che Satana è comunque da considerare responsabile di aver disobbedito a un comando rivolto agli Angeli perché Allah intendeva dare un comando collettivo – tutti gli angeli come anche Satana avrebbero dovuto obbedire. Le difficoltà di questa interpretazione sono numerose.

I Versetti 19-25 raccontano la tentazione di Adamo ed Eva, il loro peccato e la loro cacciata dal giardino. I Versetti 26-41 poi, ammoniscono i Figli di Adamo di ascoltare i comandi e i segni (ayat) di Allah e di evitare il peccato. I Versetti 42-50 raccontano una conversazione tra i “Compagni del Giardino” e i “Compagni del Fuoco”. I Compagni del Giardino affermeranno che le promesse di Allah si sono dimostrate vere (v. 44); i Compagni del Fuoco chiederanno “acqua o qualsiasi cosa che Allah provvede per il loro mantenimento” ma i Compagni del Giardino risponderanno: “Allah ha vietato entrambe queste cose a chi Lo ha respinto” (v. 50). I Versetti 51-58 ricordano ai credenti di accettare e ubbidire ad Allah.

Infine, nei Versetti 59-95 si raccontano alcune storie di altri profeti: Noé (vv. 59-64); le figure extra-bibliche di Hud (vv. 65-72) e Salih (vv. 73-79); Lot (vv. 80-84); e un altro profeta extra-biblico, Shu’aib (vv. 85-95). Tutte queste storie seguono lo stesso schema: i profeti ammoniscono il popolo a cui sono inviati con un linguaggio molto simile a quello di Maometto e sono derisi e respinti nello stesso modo in cui Maometto fu deriso e respinto da quelli definiti nel Corano come ipocriti e miscredenti. Per esempio, Shu’aib dice all’arrogante popolo di Madyan che lui e i Musulmani dovrebbero “inventare una bugia contro Allah se tornassimo alle vostre credenze dopo che Allah ce ne ha liberato” (v. 89) – proprio come prima Allah dice ai Figli di Adamo: “Chi è più ingiusto di chi inventa una bugia contro Allah o respinge i Suoi Segni?” (v. 37). La storia di Lot mostra tracce dell’incidente di Sodoma e Gomorra nella Bibbia, dato che Lot dice alla sua gente: “Commetterete una lascivia che nessuno ha mai commesso prima in tutto il creato? Perché esercitate la vostra lussuria più sugli uomini che sulle donne: siete veramente un popolo che trasgredisce oltre ogni limite” (v. 81). I Versetti 96-102 avvertono ancora della distruzione che colpirà le città che respingono Allah. Perché “vennero a loro i loro messaggeri con chiari (segni): ma loro non avrebbero creduto ciò che avevano già respinto in precedenza. Così Allah sigilla i cuori di chi respinge la fede” (v. 101).

La Sura 7 continua il racconto dei profeti con il più lungo di questi episodi, nei Versetti 103-171: la storia di Mosè e del suo popolo. Comincia con una nuova versione del racconto di Mosè e il Faraone, narrata in un modo tale da suggerire che gli ascoltatori l’avessero già sentita: per esempio, vediamo Mosè che dice al Faraone di “mandare i Figli di Israele con me” (v. 105), ma si presume che l’ascoltatore sappia che gli Israeliti in questo periodo erano oppressi come schiavi in Egitto. Mosè esegue vari miracoli davanti al Faraone, come nel racconto biblico – benché quando la mano di Mosè appare “bianca a tutti gli osservatori” (v. 108), Ibn Abbas dice che ciò avvenne “non a causa della lebbra”, che contraddice Esodo 4:6. Il Ruhul Ma’ani dice che la mano di Mosè splendeva più brillante del sole (Muhammad Aashiq Ilahi Bulandshahri, Illuminating Discourses on the Noble Qur’an, vol. 2, p. 8). Ma il Faraone, come nel racconto biblico, non si impressiona. Invece, i maghi del Faraone sono molto impressionati e quando dichiarano la loro fede nel “Signore dei Mondi, il Signore di Mosè ed Aronne” (vv. 121-122), Faraone minaccia di amputare le loro mani e i loro piedi in lati opposti e poi crocifiggerli (v. 124) – la stessa pena che Allah prescrive per coloro che muovono guerra ad Allah e a Maometto (5:33). I maghi pregano che Allah “prenda con sé le nostre anime come Musulmani” (مُسْلِمِين, v. 126) che è un’altra dimostrazione che il Corano tratta tutti i profeti biblici come profeti dell’Islam, i cui messaggi furono successivamente corrotti per creare il Giudaismo e il Cristianesimo.

Siccome il Faraone minaccia Mosè e il suo popolo, Mosè dice loro: “Forse il vostro Signore sta per distruggere il vostro nemico e farvi viceré sulla terra, così da vedere come vi comportate” (v. 129) – e, naturalmente, gli Ebrei falliscono la prova. In realtà, Allah distrugge il loro avversario: invia sciagure sugli Egiziani, ancora elencate come se gli ascoltatori fossero già informati della storia: “morte diffusa, locuste, pidocchi, rane e sangue” (v. 133), affoga nel mare gli uomini del Faraone (v. 136), e rende gli Ebrei, “il popolo che era disprezzato”, gli eredi delle “parti orientali della terra e delle parti occidentali di questa, che Noi abbiamo benedetto” (v. 137). Ma gli Ebrei, incontrando degli idolatri nella loro nuova terra, divennero subito idolatri essi stessi (v. 138). Mosè sale sul monte Tur (28:46) per parlare con Allah e ricevere le leggi, che il Corano non enumera, su lastre di pietra (v. 145). Intanto, il popolo di Mosè sta adorando “l’immagine di un vitello” (v. 148).

Mosè prega per il perdono di Allah (v. 155), e Allah promette misericordia per chi “si comporta bene, e chi fa regolarmente la carità, e per chi crede ai Nostri segni” (v. 156). Carità è la zakat (زكاة), l’elemosina Islamica, e i segni sono gli ayat (آيات), la parola usata per indicare anche i Versetti del Corano – ancora una volta indicando che Allah mostra misericordia a chi è Musulmano. Una sottolineatura di ciò è l’ulteriore specificazione che Allah mostra misericordia a coloro “che seguono il messaggero, il profeta che non sa nè leggere nè scrivere, che troveranno descritto nella Torah e nel Vangelo (che sono) con loro” (v. 157). Si tratta, ovviamente, di Maometto che i Musulmani sostengono sia stato annunciato e descritto da profezie contenute nelle Scritture Ebree e Cristiane, prima che fossero alterate. Dice Ibn Kathir: “Questa è la descrizione del Profeta Maometto nei Libri dei Profeti. Essi portarono la buona novella del suo avvento alle loro nazioni e comandarono di seguirlo. Le sue descrizioni erano ancora evidenti nei loro Libri, come i rabbini e i preti sanno molto bene”. I rabbini e i preti sanno molto bene: qui ancora è evidente la credenza Islamica che Ebrei e Cristiani, o almeno i loro capi, sanno bene che Maometto è un vero profeta, ma con ostinazione rifiutano di accettarlo; non lo respingono in buona fede.

E’ Maometto che “ordina loro ciò che è giusto e vieta loro ciò che è empio; egli permette come legittimo ciò che è buono (e puro) e proibisce ciò che è cattivo (e impuro)” (v. 157). Questo è uno dei pilastri della fede negli ahadith, le tradizioni dei detti e delle azioni di Maometto: si ordina ai Musulmani di seguire i comandi di Maometto, e soltanto negli ahadith si possono scoprire questi comandi.

Tra gli Ebrei “c’è una parte che si dirige e opera la giustizia nella luce della verità” (v. 159), ma “i trasgressori tra di loro” hanno alterato le loro Scritture: essi “cambiarono la parola che gli era stata data, così Noi mandammo su di loro un castigo dal cielo” (v. 162). Essi rifiutarono il comando di Allah di osservare il Sabato, per cui li trasformò in “scimmie disprezzate e reiette” (v. 166) e li “spezzammo in comunità separate sulla terra” (v. 168).

I Versetti 172-206 ammoniscono contro i rischi dell’idolatria e i pericoli di rifiutare Allah. Tutti sulla terra nascono Musulmani, come anche Maometto dice in un hadith (si veda anche qui):

Nessun bambino nasce che non abbia già la fede Islamica, ma sono i suoi genitori a trasformarlo in Ebreo o Cristiano.

Allah raccoglie dietro di sé tutte le moltitudini dei Figli di Adamo e chiede loro: “Non sono forse io il vostro Signore?” (v. 172). Tutti affermano che Lui lo è. Pertanto, dice Bulandshahri, “nessuno potrà accampare la scusa di non sapere che Allah è il suo Signore”. Questa è un’altra delle ragioni per cui i Musulmani molto spesso sono convinti che i non Musulmani siano in malafede: loro sanno bene che il Corano è vero e che Maometto è un Profeta, ma rifiutano di ammetterlo.

Allah dice a Maometto di raccontare la storia di un uomo a cui Allah aveva fatto delle rivelazioni, ma che lui aveva respinto (v. 175). Questa, secondo Abdullah bin Mas’ud, è un riferimento alla storia di Balaam, un Giudeo che ricevette delle rivelazioni, ma poi le abbandonò. Sembra essere Balaam, il riluttante profeta di Numeri 22:2-24:25.

Allah ha creato un gran numero di uomini e jinn per l’inferno, poiché “hanno cuori con cui non comprendono, occhi con cui non vedono, orecchie con cui non odono”. Certamente, sono assolutamente bestiali: “Questi sono come il bestiame – no! anzi essi sono peggio!” (v. 179). I credenti, d’altro canto, guideranno l’umanità con la verità di Allah e instaureranno la giustizia per suo mezzo (v. 181). Maometto non è preda della follia (v. 184) e non conosce nulla del mondo invisibile. E’ soltanto un messaggero (v. 188). Solamente Allah protegge le persone e può aiutale; gl’idoli non possono fare nulla (v. 197). Allah dice a Maometto: “Non abbandonare il perdono; ordina ciò che è giusto; ma allontanati dall’ignorante” (v. 199). Secondo Abdur-Rahman bin Zayd bin Aslam, “Allah ordinò [al Profeta Maometto] di mostrare clemenza e di allontanarsi dagli idolatri per dieci anni. Dopo di che Allah gli ordinò di essere duro con loro”. Come vedremo molto presto.

 

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