Bloggando il Corano: Sura 21, “I Profeti”
Commento al Corano: Sura 21, I Profeti
di ROBERT SPENCER (13, Aprile, 2008)
Dopo che numerose Sure hanno raccontato il messaggio e l’accoglienza riservata a vari profeti, in termini sorprendentemente simili, questa Sura, “I Profeti”, discute il fenomeno della profezia e della maniera in cui è generalmente accolta (di solito con scherno). Ricorda anche brevemente alcuni profeti in particolare, inclusi Abramo, Davide, Salomone, Giobbe e Zaccaria. La Sura 21 è una tarda sura Meccana e fu rivelata sullo sfondo del conflitto in corso tra Maometto e i capi della tribù pagana dei Quraish della Mecca – una tribù di cui Maometto faceva parte, ma che aveva respinto le sue pretese di essere profeta. Questa sura è colpa di riferimenti diretti e indiretti al loro scetticismo, come pure alle risposte alle loro obiezioni.
I Versetti 1-47 parlano in generale di come i miscredenti disprezzano i segni della potenza creatrice di Allah e i messaggi dei profeti. Ascoltiamo le loro obiezioni al riconoscimento delle pretese profetiche di Maometto e nei versetti 4, 24, 42 e 45 Allah dice a Maometto come rispondere. I miscredenti asseriscono che Maometto usa la magia e presumono che, per essere un profeta, dovrebbe essere qualcosa di “più di un uomo come voi” (v. 3). Ma i profeti precedenti erano uomini assolutamente normali, come i miscredenti possono scoprire interrogando Ebrei e Cristiani (“coloro che possiedono il Messaggio”) (vv. 7-8). I miscredenti sostengono che Maometto è un poeta che ha inventato il Corano e che, se fosse veramente un profeta farebbe un miracolo (v. 5). Ma Allah ha distrutto interi popoli in passato (v. 6), ha fatto quello che ha promesso di fare e ha salvato “coloro che abbiamo voluto salvare e abbiamo distrutto chi ha trasgredito oltre ogni limite” (v. 9).
Adesso Allah ha rivelato un libro con un messaggio per l’umanità – cioè, il Corano (v. 10). E questo non è un gioco: Allah non ha creato l’universo per trastullarsi (v. 16). Se avesse voluto trovare un passatempo, “avrebbe potuto trovarlo nella Nostra Presenza” (v. 17). Cioè, secondo il Tafsir al-Jalalayn, “Se avessimo desiderato qualche svago, quello che produce svago, come un compagno o un bambino, Noi lo avremmo trovato in Noi stessi, tra le Urì dai begli occhi o tra gli angeli…”. Le “Urì dai begli occhi” sono le favoleggiate vergini del Paradiso.
Invece, con una violenta e stridente immagine: “Sbattiamo la Verità contro la Falsità, e questo le spacca il cervello e, guarda!, la Falsità è distrutta!” (v. 18). Anche gli esseri che dimorano alla presenza di Allah non si stancano di servirlo (vv. 19-20). Gli infedeli non possono aver ragione nel sostenere che gli oggetti della loro devozione sono delle vere divinità al pari di Allah, perché questa molteplicità provocherebbe confusione non solo in cielo, ma anche sulla terra (v. 22) – un versetto che può spiegare perché le società islamiche si sono sempre orientate verso sistemi autoritari e non si sono mai dimostrate favorevoli alla democrazia. Allah, intanto, il Sovrano assoluto, “non può essere interrogato per le Sue azioni” (v. 23). Dice Ibn Kathir: “Egli è il Sovrano il Cui potere non può essere rovesciato e nessuno gli si può opporre, a causa del Suo potere, maestà, orgoglio, sapienza, saggezza, giustizia e sagacia”. Coloro che dicono: “Allah ha generato dei discendenti” (v. 26) non sono solo i Cristiani, ma anche gli Arabi pagani che adoravano le figlie di Allah – di cui sentiremo parlare ancora più avanti, specialmente nella Sura 53. I servitori di Allah, cioè i profeti, intercedono solo per coloro di cui Lui si compiace (v. 28), e se qualcuno di questi servi pretendesse di essere un dio, andrebbe sicuramente all’inferno (v. 29).
Non hanno riconosciuto i segni della mano creatrice di Allah nelle cose della terra? (vv. 30-33)? Eppure osano mettere in ridicolo Maometto (v. 36), senza ricordare che il Giorno del Giudizio arriverà inesorabilmente (vv. 37-44). Ognuno sarà trattato con giustizia quel Giorno, e la sua più piccola buona azione, anche della dimensione di un seme di senape, sarà attentamente soppesata (v. 47).
I Versetti 48-93 citano alcuni degli eventi più significativi nelle vite di alcuni profeti, ancora con numerosi parallelismi con la situazione dello stesso Maometto di fronte ai Quraish. Allah diede a Mosè ed Aronne il “criterio” (al-furqan, الْفُرْقَانَ) (v. 48) – cioè la vera guida. Al-furqan, nella tradizione islamica, è identificato con lo stesso Corano, ma qui viene applicato a un messaggio profetico precedente – la Torah che fu consegnata a Mosè. Nella tradizione islamica sia la Torah che il Vangelo erano, in sostanza, identici al Corano, prima che fossero alterati dai perversi e infedeli seguaci di Mosè e Gesù.
I Versetti 51-73 ritornano alla storia di Abramo, raccontando ancora una volta il suo rifiuto di adorare gli idoli di suo padre. Egli affronta gli idolatri del suo stesso popolo, che lo deridono allo stesso modo in cui i Quraysh derisero Maometto. Essi arrivano addirittura al punto di cercare di bruciarlo vivo, ma Allah fa raffreddare il fuoco e salva il suo profeta (vv. 68-69). Quindi segue una rapida successione di brevi riferimenti a Lot (vv. 74-75); Noè (vv. 76-77); Davide e Salomone (vv. 78-82); Giobbe (vv. 83-84); Ismaele, Idris (Enoch) e Dhul-Kifl (Ezechiele) (v. 85); Dhu’n-Nun (Giona) (vv. 87-88); Zaccaria (vv. 89-90); e Maria e Gesù (vv. 89-90); i quali tutti, ci viene qui ricordato, rimasero fedeli ad Allah durante molte difficoltà e sventure di varia natura (e, spesso, il disprezzo degli infedeli). Tutti condividevano un’unica religione, l’Islam (v. 92), benché coloro che seguirono questi profeti “abbiano frantumato la loro religione (in pezzi)” (v. 93). La religione originale di tutti questi profeti fu l’Islam, e quando qualcuno pretende di seguire uno di questi profeti – Abramo, Mosè, Gesù – ma rifiuta l’Islam, egli rifiuta il vero messaggio di quei profeti, in favore di una versione posteriore alterata.
I Versetti 94-112 avvertono del Giorno del Giudizio. Quando Gog e Magog saranno lasciati liberi (vedi Sura 18:94), allora gli infedeli capiranno che tutto questo era vero (v. 97). Appena entreranno nell’inferno si accorgeranno che i loro falsi dei sono inutili per tenerli fuori (vv. 98-100). Ma i credenti non subiranno nulla di ciò, e neppure sentiranno gli urli dei dannati dell’inferno; invece, gli angeli li accoglieranno (vv. 101-103). Allah procederà ad una nuova creazione alla stessa maniera con cui produsse la precedente (v. 104). I giusti – cioè, i Musulmani – erediteranno la terra (v. 105). Il Corano è il messaggio per coloro che vogliono adorare Allah (v. 106), e Maometto è inviato come “misericordia per tutte le creature” (v. 107). Maometto dovrà dire alla gente che ha trasmesso il monito che gli fu ordinato di trasmettere, ma che lui non sa quando il Giudizio promesso arriverà (v. 109).