Bloggando il Corano: Sura 19, “Maria”
Commento al Corano: Sura 19, Maria
di ROBERT SPENCER (30, Marzo, 2008)
Questa è un’altra Sura Meccana. Nella prima parte della carriera profetica di Maometto, un gruppo di Musulmani emigrò dall’Arabia all’Abissinia. Uno dei Musulmani recitò ciò che qui è contenuto a proposito di Maria e Gesù al Sovrano Cristiano dell’Abissinia, mostrandogli che i Musulmani credevano a Gesù, ma non come il figlio di Dio.
Dopo le misteriose lettere nel Versetto 1, i Versetti 2-40 raccontano la stessa storia riportata da Luca in 1:5-80 – ovviamente, con alcune importanti differenze. I Versetti 2-15 iniziano, come il racconto di Luca, con la storia di Zaccaria, il padre di Giovanni Battista, che incontra un angelo (Luca 1:11; il v. 9 di questa Sura stabilisce che Allah non parla direttamente con Zaccaria). L’angelo lo informa che diventerà padre non ostante la sua età avanzata e la sterilità di sua moglie (v. 8). Nel Corano, a differenza del Vangelo, ciò avviene come risposta alla sua preghiera di avere un figlio (vv. 4-6). In entrambi, nel Vangelo (Luca 1:20) e nel Corano (v. 10), dopo questa visione Zaccaria non riesce più a parlare, benché il Corano, a differenza del Vangelo, non presenti questo fatto come una punizione per la sua mancanza di fede, ma solo come un segno del potere di Allah.
Non c’è nulla nel Corano paragonabile al rapporto di Giovanni, figlio di Zaccaria con Elia (Luca 1:17), il profeta che doveva ritornare prima dell’arrivo del Signore (Malachia 4:5-6). Giovanni non è il messaggero inviato a preparare le vie del Signore; egli è semplicemente pio, “significando che era puro e non aveva inclinazione a commettere peccati”, dice Ibn Kathir, in un eco di alcune tradizioni Cristiane che sostenevano che Giovanni fosse senza peccato), devoto e gentile con i suoi genitori (vv. 13-14).
Poi, nei Versetti 15-40, segue la storia della nascita di Gesù, ma, come per il racconto della nascita di Giovanni, essa differisce in modo significativo dal racconto evangelico. In primo luogo, l’angelo le dice soltanto che sarà la madre di un “figlio sacro” (v. 19) – ovviamente, non c’è una parola del suo essere “il Figlio dell’Altissimo” (Luca 1:32), un concetto respinto nuovamente nel versetto 35. Gesù è concepito in modo verginale (v. 20). Ibn Kathir dice che molti studiosi ritengono che il suo concepimento sia stato prodotto dal respiro dell’angelo Gabriele:
Molti studiosi tra i predecessori (Salaf) hanno menzionato che a questo punto l’angelo (che era Jibril [Gabriele]) soffiò nell’apertura dell’abito che lei indossava. Quindi l’alito discese fino a quando le entrò nella vagina e lei concepì il bambino col permesso di Allah.
Maria soffre ancora per le doglie del parto (v. 23) – mentre in alcune tradizioni Cristiane le furono risparmiate, dato che erano il risultato del peccato (Genesi 3:16) che Gesù prende su di sé per l’espiazione (I Corinzi 15:22). Qui Maria partorisce Gesù sotto una palma (non in una mangiatoia come in Luca 2:7) mentre Allah la conforta durante le doglie con dei datteri (vv. 24-26). Una voce grida sotto di lei: “Non ti affliggere! Perché il tuo Signore ha provveduto una sorgente sotto di te” (v. 24); Ibn Abbas, Sa‘id bin Jubayr, Ad-Dahhak, ‘Amr bin Maymun, As-Suddi e Qatadah dicono che la voce fosse di Gabriele, mentre Mujahid, Al-Hasan, e Abdul-Rahman bin Zayd dicono che fosse il bambino Gesù, che comunque parla abbastanza presto (vv. 30-33).
Abdul-Rahman bin Zayd fa notare che quando Gesù le disse, in questo versetto, di non affliggersi, lei rispose: “Come posso non essere afflitta, dato che tu sei con me e io non ho marito né sono una schiava?” Per evitare l’imbarazzo di dover spiegare come mai si trovava prossima al parto, le suggerisce di dire alla gente che stava digiunando e si era votata al silenzio (v. 26). E, come ci si poteva aspettare, quando i suoi familiari vedono il bambino, rimangono stupefatti (v. 27), e si lamentano con lei: “O sorella di Aronne! Tuo padre non è un uomo empio, né tua madre è una donna di malaffare!” Poiché qui il Corano definisce Maria “sorella di Aronne”, molti hanno accusato Maometto di aver confuso Maria, la madre di Gesù, con Miriam, la sorella di Mosé e Aronne – in Arabo i due nomi sono identici: Maryam. Anche i Cristiani contemporanei di Maometto lo notarono, ma Maometto fornì una pronta spiegazione: “La (gente dei tempi antichi) usava affibbiare (ai loro familiari) nomi derivati da quelli degli Apostoli e delle persone devote che erano vissute prima di loro”. Pertanto, dice Maometto, chiamare Maria “sorella di Aronne” era un onore, non un errore.
Ad ogni modo, per placare i loro dubbi, Maria semplicemente indica la culla, e Gesù comincia a parlare (vv. 30-33). Questo ed altri episodi Coranici su Gesù sembrano derivare da materiale Cristiano eretico o non canonico (o da falsi storici, ndt): il bambin Gesù nel Vangelo non parla, ma un Vangelo dell’Infanzia, in Arabo, datato al sesto secolo, riporta questo: “Gesù parlò e, infatti, mentre era sdraiato nella Sua culla, disse a Maria, Sua madre: io sono Gesù, il Figlio di Dio, il Verbo, che tu hai generato, come ti fu annunciato dall’angelo Gabriele; e mio Padre mi ha mandato per la salvezza del mondo”. Naturalmente, nel Corano non dice di essere il Figlio di Dio, ma lo “schiavo di Allah” (v. 30), perché avere un figlio non è conveniente alla maestà di Allah (v. 35).
I Versetti 41-50 ritornano alla storia di Abramo, raccontando la rottura con suo padre quando si rifiutò di rinunciare alla sua idolatria. Abramo prega Allah di perdonare suo padre (v. 47), ma noi abbiamo visto altrove che in questo, Abramo non è un esempio per i Musulmani (60:4). Abramo volta le spalle, non solo agli idoli, ma anche a suo padre (vv. 48, 50). I Versetti 51-58 citano brevemente diversi profeti, tra cui Mosé, Ismaele e Idris (Enoch). I Versetti 59-63 ritornano ancora una volta sulle delizie di cui i beati godranno in Paradiso, ma senza scendere in particolari.
Quindi i Versetti 64-98 concludono la Sura, riecheggiando temi familiari, per lo più sui miscredenti. Gli angeli non discendono se non per ordine di Allah (v. 64) – ciò fu detto perché Maometto si meravigliava di non vedere più spesso Gabriele. Chi non crede alla resurrezione non sfuggirà al Giorno del Giudizio (vv. 66-71). Nel v. 73, i miscredenti sono pronti a scegliere quale religione abbracciare in base al livello di prosperità terrena dei suoi aderenti. Secondo Ibn Kathir, “loro pensavano ‘Come possiamo essere nell’errore mentre ci troviamo in questa situazione di alto tenore di vita?'”. Ma Allah ha distrutto innumerevoli generazioni prima di loro (v. 74). Coloro che ostentano i loro successi mondani, insistendo nella loro miscredenza, verranno puniti per le loro ostentazioni (vv. 77-80). I demoni che gl’infedeli venerano si rivolteranno contro di loro (v. 82); in realtà, Allah scatenerà i demoni contro di loro (v. 83). L’idea che Allah ha generato un Figlio è “la più mostruosa” (v. 89) – in realtà, “a questa idea, i cieli sono pronti a esplodere, la terra a spaccarsi in due e le montagne a crollare in completa rovina” (v. 90). Allah giudicherà ogni essere (v. 95). Il Corano elargisce “Liete Notizie ai giusti e ammonimenti alle persone dedite al dissenso” (v. 97) – poiché, “quante mai generazioni prima di loro abbiamo sterminato!” (v. 98).