Anche le fonti islamiche dicono che nel Corano mancano dei pezzi
Nell’arte apologetica islamica viene incessantemente ribadita l’idea della perfetta conservazione e preservazione del Corano fino ai giorni nostri. Questo è un dogma che viene considerato come una sorta di “prova” della veridicità del Corano e dell’islam.
Lo stesso Corano lo “certifica”:
Certamente siamo Noi che abbiamo fatto scendere il monito (Al Dhikr), e Noi ne saremo i custodi. (Corano 15:9)
Tuttavia, già poco dopo la morte di Maometto, Umar aveva serie perplessità e non esitò a mostrare tutta la sua preoccupazione riguardo la “tenuta” delle “favolose” prescrizioni di Allah, a cominciare da quella della lapidazione.
La lapidazione per le persone sposate che commettono adulterio (zina) è una prescrizione che secondo le fonti islamiche venne “rivelata” a Maometto, ma non poté essere “verbalizzata” nel Corano come recitazione, sebbene la sua VALIDITÀ GIURIDICA come punizione approvata da Allah rimanga VALIDA.
Sono le stesse fonti islamiche a rivelarci che nel Corano mancano delle parti
In Sahih muslim vol. 4 (numero 1691a) assistiamo ai forti timori espressi da Umar che la lapidazione venisse dimenticata nel tempo:
Allah mandò Maometto con la verità e gli rivelò il libro. Una delle cose che Allah gli rivelò fu il versetto della lapidazione. L’abbiamo recitato, memorizzato e compreso. Il messaggero di Allah lapidò degli adulteri e così facemmo noi dopo di lui.
Ho però il timore che con il passare del tempo la gente dica di non trovare più il versetto della lapidazione nel libro di Allah. In questo modo smarriranno e abbandoneranno un obbligo che Allah ha rivelato. La lapidazione è un dovere che deve essere portato a termine su coloro che commettono zina (adulterio) da sposati, uomini e donne, se vi sono prove o se c’è una gravidanza o se la cosa viene confessata.
Timori ben fondati se pensiamo che gli appunti dei versetti potessero finire persino nello stomaco di una pecora golosa di rivelazioni (vedi qui).
In Sunan ibn Majah vol. 3 (numero 2553) troviamo finalmente anche il versetto perduto riguardante la lapidazione e le parole esatte riferite da Umar:
Se un uomo e una donna commettono adulterio, lapidateli entrambi – الْشَّيْخُ وَالشَّيْخَةُ إِذَا زَنَيَا فَارْجُمُوهُمَا الْبَتَّةَ”.
Oltre ad avere sentito direttamente da Umar (uno dei compagni più stretti di Maometto) parole di forte perplessità riguardo la perfetta preservazione e conservazione del Corano, abbiamo da lui la prova che il Corano giunto a noi non è assolutamente lo stesso dei tempi di Maometto.
C’è poi un altro aspetto. Umar è molto concentrato sulla lapidazione e non nasconde il proprio timore che proprio quel versetto non riceva la “consacrazione ufficiale” che secondo lui meritava tra le “rivelazioni” di Allah da consegnare alle generazioni future.
Non sarà per caso stato lui l’autore effettivo di (anche) questo versetto?
Non sarebbe certamente la prima volta che Umar rivendica la “paternità” effettiva delle “rivelazioni” ufficialmente “scese” su Maometto (vedere qui).
In effetti non è un caso che Maometto, in un detto ritenuto attendibile (Jami’ At Tirmidhi vol. 6, n. 3686), esprima la sua ammirazione per il suo fedele scagnozzo, al punto di dire:
Se ci fosse dovuto essere un altro profeta dopo di me, questi sarebbe stato proprio Umar.
Umar “profeta in seconda” dunque?