Bloggando il Corano: Sura 2, “La Vacca”, Versetti 222-286
Bloggando il Corano: Sura 2, “La Vacca”, Versetti 222-286
di ROBERT SPENCER (15 Luglio 2007)
Vuoi un guardiano da Allah quando vai a letto? Qui sotto trovi come – ma se inizi qualsiasi sorta di sesso anale, il patto è rotto. Questo segmento del secondo capitolo del Corano dice che quello è proprio illecito.
Il mio amico Jeff una volta mi disse che aveva provato a leggere il Corano molte volte, ma “non poteva venire a capo della maledetta vacca”. Con questo frammento ci siamo riusciti.
Una delle ragioni per cui è dura leggere questa sura è che “la vacca” è piena di norme legali. Allah, secondo la teologia islamica, l’unico oratore del Corano (sebbene si riferisca spesso a se stesso in terza persona), si interessa nella seconda parte di “La vacca” principalmente di varie leggi sul matrimonio e sul divorzio (vv. 222- 242). Vieta i rapporti durante le mestruazioni (v. 222).
I Versetti 222-242 della Sura 2 del Corano, “La Vacca”, contengono prevalentemente varie leggi riguardanti il matrimonio e il divorzio. Il coito durante il periodo mestruale è vietato (v. 222). Secondo un Hadith registrato dall’Imam Sahih Muslim e molti altri, gli Ebrei stanno dietro la rivelazione del Versetto 223:
Gli Ebrei erano soliti affermare che quando uno entra in sua moglie attraverso la vagina, ma da dietro, e lei rimane incinta, il bambino avrà un occhio strabico – o, secondo altri, sarà strabico da entrambi gli occhi. Per controbattere ciò, fu rivelato il Versetto 223: “Le vostre mogli sono il vostro campo, entrate nel vostro campo secondo il vostro desiderio”. (Sahih Muslim, Book 8, Hadith 3363)
Il Tafsir al-Jalalayn lo ribadisce. Questo Versetto è anche interpretato come un divieto del sesso anale. Sayyd Qutb dice che l’uso della parola “campo” (in Arabo حَرْثٌ), con le sue “connotazioni di aratura e produzione, è molto adatta a un contesto di fertilità e procreazione” – o, come Maududi afferma “lo scopo di Allah nella creazione delle donne non è esclusivamente quello di fornire agli uomini il divertimento”. E’ anche quello di procurar loro dei figli.
Le prescrizioni sul divorzio evidenziano che, mentre le donne “hanno diritti simili a quelli (che gli uomini hanno) sopra di loro in benevolenza”, tuttavia “gli uomini sono un grado sopra di loro” (v. 228). E’ forse per questo che un uomo può divorziare dalle sue mogli dicendo semplicemente “Talaq” – io divorzio da te – mentre le donne non lo possono farlo. Tale semplice procedura conduce a divorzi decisi in uno scatto d’ira, seguiti poi dalla riconciliazione – e il Corano lo prevede e cerca di evitarlo specificando che un marito che divorzia per tre volte dalla moglie non può riconciliarsi con lei fino a quando non abbia sposato un altro e lui, a sua volta, non abbia divorziato da lei (v. 230). Ciò ha dato origine al fenomeno dei “mariti temporanei”, che sposano e divorziano da donne divorziate tre volte per ordine di religiosi Islamici, anche ai nostri giorni, in modo che queste povere donne possano tornare ai loro mariti originari. Come ci si poteva immaginare, questa pratica ha dato origine ad abusi e un hadith descrive Maometto che la condanna. I religiosi musulmani insistono sul fatto che il nuovo matrimonio e il divorzio della povera donna devono essere genuini prima che possa tornare dal suo marito originale.
I Versetti 234 e 240 si occupano delle disposizioni testamentarie che gli uomini fanno in favore delle loro mogli; chi fosse interessato alla dottrina dell’abrogazione noterà che Ibn Kathir asserisce a proposito di v. 240 che “la maggioranza degli studiosi dicono che questa Ayah (2:240) fu abrogata dalla Ayah (2:234)”.
I Versetti 243-260 ritornano ai Figli di Israele, raccontando numerose storie Bibliche, nessuna molto dettagliatamente. Gli Ebrei rifiutano di combattere dopo che gli si è ordinato di farlo (v. 246) e si ribellano alla designazione di Saul come loro re (v. 247). Se Allah avesse voluto, le nazioni avrebbero creduto ai profeti che aveva mandato sulla terra, ma questa non era la sua volontà, benché le sue ragioni non vengano spiegate (v. 253). Sarebbe stato interessante sapere perché ha mandato dei profeti pur volendo che non ci si creda, ma purtroppo non ha svelato il segreto.
Secondo lo studioso Islamico Mahmoud Ayoub, il v. 255, noto come l Versetto del Trono (Ayat Al-Kursi), è “considerato dai Musulmani come uno dei più eccellenti Versetti del Corano. Pertanto ha giocato un ruolo molto importante nella pietà Musulmana. Maometto, il Profeta dell’Islam, approva l’affermazione a proposito della sua potenza: “Ogni volta che vai a dormire, recita il Versetto ‘Al-Kursi’ (2.255) perché allora un guardiano proveniente da Allah ti proteggerà e Satana non si avvicinerà a te fino all’alba” e ne approva anche un’altra, che afferma che “é il più grande Versetto nel Libro di Allah”.
Qurtubi riporta che “quando il Versetto del Trono fu rivelato, tutti gli idoli e tutti i re della terra caddero prostrati e le corone dei re caddero dalle loro teste”, e riferisce un detto di Maometto nel quale Allah espone a Mosé le numerose benedizioni che la gente riceverà se recita il Versetto del Trono – una ulteriore manifestazione dell’assunto che il Popolo del Libro ricevette almeno alcuni dei contenuti del Corano, ma perversamente li cancellò dalle loro Scritture.
Immediatamente dopo segue la famosa affermazione che “non c’è costrizione nella religione“ (v. 256).
I propagandisti dell’Islam in Occidente la citano frequentemente per contrastare l’opinione che l’Islam si è diffuso con la spada. Secondo uno dei primi Musulmani, Mujahid ibn Jabr, questo Versetto fu abrogato dal Versetto 9:29, nel quale viene ordinato ai Musulmani di combattere contro il Popolo del Libro. Altri, tuttavia, secondo lo storico Islamico Tabari, dicono che il Versetto 2:256 non fu mai abrogato, ma fu rivelato precisamente in riferimento al Popolo del Libro. Non bisogna forzarli ad accettare l’Islam, ma possono praticare le loro religioni fintanto che paghino la jizya (tassa pro capite) e “si sentano sottomessi” (9:29).
Molti ritengono che il Versetto 256 contraddica l’imperativo Islamico di muovere jihad contro i non credenti, ma, in effetti, non c’è contraddizione, perché lo scopo della jihad non è la conversione forzata dei non credenti, ma la loro sottomissione entro l’ordine sociale Islamico.
Asad dice:
Tutti i giuristi Islamici (fuqahd’), senza alcuna eccezione, sostengono che le conversioni forzate sono nulle e senza valore in ogni caso, e che ogni tentativo di costringere un non credente ad accettare la fede nell’Islam è un gravissimo peccato: un verdetto che elimina la diffusa erronea credenza che l’Islam pone ai non credenti l’alternativa: o conversione o spada. [Muhammad Asad, The Message of the Qur’an (Watsonville, CA: The Book Foundation, 2003), 1135]
E’ proprio così: come fu formulata da Maometto medesimo, la scelta è: conversione, sottomissione come dhimmi, o la spada.
Concordemente Qutb nega che il Versetto 256 contraddica l’imperativo di combattere fino a quando “la religione sia per Allah” (v. 193), dicendo che “l’Islam non ha usato la forza per imporre il suo credo”. Piuttosto, “l’obbiettivo principale della jihad è stata la realizzazione di una società stabile nella quale tutti i cittadini, inclusi i fedeli di altre religioni, possano vivere in pace e sicurezza” – benché non con uguali diritti davanti alla legge, come enfatizzato da 9:29. Per Qutb questa “società stabile” è “l’ordine sociale Islamico”, la cui realizzazione è il principale obiettivo della jihad.
In questa luce i Versetti 256 e 193 si accordano completamente senza problemi. I Musulmani devono combattere fino a quando “la religione sia per Allah”, ma non obbligano nessuno ad accettare la religione di Allah. Essi obbligano all’obbedienza coloro che rifiutano di convertirsi così che molti di loro, in seguito, si convertono all’Islam per sfuggire ai regolamenti discriminatori e umilianti della dhimmitudine – ma quando si convertono, lo fanno liberamente. Solo alla fine del mondo Gesù, il Profeta dell’Islam, tornerà e Islamizzerà il mondo, abolendo il Cristianesimo e quindi la necessità della jizya che viene pagata dai dhimmi. Allora la religione sarà “per Allah” e non ci sarà ulteriore necessità della jihad.
I Versetti 261-286, per la maggior parte, esortano i credenti a fare l’elemosina, e condannano l’usura (vv. 275-281) – che è il fondamento dell’avversione Islamica verso le pratiche bancarie basate sugli interessi. Il Versetto 282 stabilisce che due donne sono equivalenti ad un uomo nel fornire una testimonianza. Maometto spiegò: “Ciò a causa della limitazione dell’intelligenza delle donne”.