Davvero nell’Islam c’è parità tra uomo e donna?
Le donne divorziate osservino un ritiro della durata di tre cicli, e non è loro permesso nascondere quello che Allah ha creato nei loro ventri, se credono in Allah e nell’Ultimo Giorno. E i loro sposi avranno priorità se, volendosi riconciliare, le riprenderanno durante questo periodo. Esse hanno diritti equivalenti ai loro doveri, in base alle buone consuetudini, ma gli uomini hanno maggior responsabilità. Allah è potente, è saggio. (Corano 2:228)
I musulmani che cercano di nascondere la misoginia e il maschilismo presenti nell’Islam ci dicono che la frase “ma gli uomini hanno maggior responsabilità“, presente in Corano 2:228, sarebbe fonte di equivoci, in quanto sembrerebbe promuovere una concezione del Corano verso la parità tra uomo e donna che non rispecchia la realtà. Secondo i musulmani, questo versetto del Corano non è vero che promuove la disparità tra i due sessi nell’Islam: a loro giudizio nell’Islam l’uomo non è superiore alla donna. Secondo questi musulmani quanto espresso in quella frase, per essere compreso, dovrebbe essere letto alla luce di un contesto famigliare. L’uomo infatti ha semplicemente il dovere di mantenere la moglie e i figli, e quindi nel nucleo famigliare ha un ruolo più responsabile, che non deve essere interpretato come un dominio.
Dunque, come vediamo, tutto gira intorno alla “responsabilità” e non alla “superiorità”.
In questo articolo abbiamo già analizzato la condizione della donna nell’islam alla luce di tutti i versetti riguardanti il gentil sesso, quindi attaccarsi ad un concetto di responsabilità, presente in un solo versetto, retto per altro su di una logica abbastanza debole, non cambia molto le carte in tavola. Ciò a prescindere dal fatto che una regola così non è compatibile con un grado di civiltà moderno, dato che le donne dovrebbero avere il diritto di poter scegliere se mantenersi con un loro lavoro o oppure farsi mantenere dal marito.
Se poi il termine “responsabilità”, in realtà in quel versetto non è nemmeno presente, allora il discorso non ha neppure motivo di esistere.
Infatti, quale traduzione del Corano usa il termine “responsabilità”?
Yusuf ali, Pickthal e Shakir, ovvero le più autorevoli traduzioni del Corano, non lo usano.
Yusufali:
“…but men have a degree (of advantage) over them.”
Pickhtal:
“And they (women) have rights similar to those (of men) over them in kindness, and men are a degree above them.”
Shakir:
“…and the men are a degree above them.”
Translitterazione dall’arabo:
“Waalmutallaqatu yatarabbasna bianfusihinna thalathata qurooin wala yahillu lahunna an yaktumna ma khalaqa Allahu fee arhamihinna in kunna yuminna biAllahi waalyawmi alakhiri wabuAAoolatuhunna ahaqqu biraddihinna fee thalika in aradoo islahan walahunna mithlu allathee AAalayhinna bialmaAAroofi walilrrijali AAalayhinna darajatun waAllahu AAazeezun hakeemun”
Originale arabo, e tafsir (commento al Corano) di Ibn Kathir:
﴿وَلِلرِّجَالِ عَلَيْهِنَّ دَرَجَةٌ﴾
“ma gli uomini hanno un grado (di responsabilità) su di loro”
Anche in questo caso la parola “responsabilità” è stata aggiunta e non è presente nell’originale in Arabo.
Lo stesso tipo di operazione è stata compiuta con Corano 4:34: “prima ammoniscile, poi scacciale dal tuo letto, infine battile leggermente“. I termini sottolineati, aggiunti in alcune traduzioni, sono un’arbitraria interpretazione che non fa parte della parola originale di Allah.
Ed infatti in altri importanti tafsir, come ad esempio quello di Al-Qushayri, il termine “responsabilità” e la rispettiva teoria non sono minimamente presenti:
“I loro uomini sono di un grado superiori a loro, Dio è onnipotente, saggio. Lui ha il grado in merito alla (ila), ma lei ha una prerogativa in fragilità e debolezza umana.”
Detto questo, se ci si concentra sulla prima parte del versetto 2:228, e in questo caso su qualsiasi tafsir, non si capisce nemmeno perché, se nell’Islam realmente le donne sono pari agli uomini, sono solo gli uomini ad avere, nel “periodo di tre cicli”, il diritto di riconciliarsi con la donna e non viceversa. Come se la donna debba rimanere a disposizione dell’uomo per tutto quel periodo, durante il quale esso può decidere di riprenderla oppure no. Più che di concetto di responsabilità parlerei di concetto di proprietà dell’uomo sulla donna.
Guarda che non siete musulmani che interpretano bene le cose e trattate bene le donne, io da musulmana vi dico che le traduzioni sono solo delle traduzioni vedete che il burla è il niqab non c’entrano con l Islam ma con la cultura afghana. VI DICO CHE SE NON PROVATE UNA COSA SULLA VOSTRA PELLE NON LA CAPITE MAI, IN QUESTO CASO CON L ISLAM
Troverà le risposte a quanto ci ha detto in molti degli articoli pubblicati.
Per quanto riguarda il poter parlare solo di una cosa “provata sulla propria pelle”, trovo che questa sia un’argomentazione talmente illogica da non doverci perdere nemmeno un minuto di tempo per replicare.