Il Corano: “Rivelazioni” e Redazione
A – Versetti dettati
Secondo la fede islamica, Allah, tramite l’angelo Gabriele, dettava a Maometto i versetti del Corano. Maometto NON li scriveva ma, a sua volta, li dettava ad altre persone, Compagni o mogli.
Non si tratta qui di criticare questo modo di concepire la Rivelazione come dettato (molto vicino alla dettatura), dove l’uomo non ha assolutamente niente da dire: nessuna personalità, nessuna volontà, nessuna dignità. Ovviamente, nella visione islamica, il Corano è solo Libro di Dio, mentre la Bibbia è Libro divino e umano nello stesso tempo.
A parte questa considerazione, la stessa versione islamica ci riferisce gli inconvenienti del fatto che Maometto NON scriveva, né immediatamente né più tardi, le “rivelazioni ricevute e dettate”, che Allah “faceva scendere su di lui”.
Nota: Una certa tradizione islamica sostiene che appunto l’analfabetismo di Maometto era la prova della sua profezia e della bellezza (almeno linguistica) del Corano descritto come “insuperabile “ o “inimitabile”. Ma le stesse fonti islamiche narrano che, almeno poco tempo prima della sua morte, M. scriveva. Altri commentatori intendono l’aggettivo “ummii” detto di Maometto non nel senso di analfabeta ma come “gentile” facendo parte degli “Ummiim”, gente (pagana) senza Sacre Scritture. Vedere questo senso in Corano 3: 20 e 75; 2: 78; 42: 52; 93: 7; 29: 48; 96: 1 e 3; 62: 2
B – GRAVI INCONVENIENTI: Oblio, perdita, cambi
(1) L’OBLIO di Maometto
Fin dall’inizio, Allah previene Maometto contro il pericolo dell’oblio, cf. Corano 87: 6 – 8. Dio avvisa che dimenticherà solo ciò che Allah stesso permetterebbe di dimenticare. Maometto, al sentire la lettura (coranica) di Abbad bin Bascir: “Abbad mi ha ricordato tale e tale versetto di cui mi ero scordato” (Muhammad Al-Kalbii, Kitab At-tashil li’ulum at-tanzil, IV, pp. 193-194.
Ma siccome l’oblio è inevitabile, Allah compensa: “Per qualsiasi versetto che abrogheremo o ti faremo dimenticare, NE ACCORDEREMO UNO MIGLIORE O EGUALE AD ESSO…” (Corano 2: 106 (100)).
(2) PERDITA DI TANTI TESTI CORANICI
Nafi’ Ibn Umar avvisò: “Che nessuno di voi si vanti di dire: “Ho ritenuto tutto il Corano!” Che ne sa? Che dica soltanto: “Ho ritenuto ciò che me n’è stato palese” (cf. Sayuti, la perfezione nelle scienze del Corano, II, p. 25).
Umar Ibn Al-Khattab ha domandato a Abd-Rahman Ibn Auf: “Non hai trovato tra i versetti scesi su di noi: “Lottate nel Gihad come avete lottato la prima volta?” Rispose: “Questa frase è caduta, con altre del Corano” (id. Ibid.)
Secondo Ubayy Ibn Ka’b (autore di un “corano” scomparso), Maometto gli disse: “Allah mi ordinò di recitare il Corano davanti a te. Ecco: “Se l’uomo chiede di avere una valle di danaro, e se gli viene data, ne chiederà una seconda, e se ottiene la seconda ne chiederà una terza. Niente riempie lo stomaco dell’uomo eccetto la polvere (della tomba)”- questi versetti NON li troviamo nel Corano (attuale)”.
Abu Mussa Al-Ash’ari (autore di un altro “corano” scomparso): “Leggevamo un capitolo del Corano (simile a quelli di lode) ma l’abbiamo dimenticato. Io, però, mi ricordo di queste parole: “O voi che credete, non dite senza fare, altrimenti questa sarà una testimonianza contro di voi nel giorno del giudizio” (Questo versetto è assente del Corano attuale).
Ur’a Ibn Az-Zubair riferisce che Aiscia diceva: “Il capitolo delle Frazioni (Corano 33 che contiene 73 “versetti”) era composto di duecento versetti. Ma quando Uthman scrisse i “Libri” (cioè il Corano attuale) abbiamo conservato solo quelli che esistono ora”. (Sayuti, ibid.) Ubayy Ibn Ka’b invece dichiarò a Durrah Ibn Hubaish che questo stesso Capitolo 33 (Le Frazioni) “era uguale al Capitolo della Vacca” (Cap. II) cioè 286 versetti.
LA MORTE di coloro che MEMORIZZAVANO il Corano
Due anni dopo la morte di Maometto (nel primo anno del Califfato di Abu Bakr), è sorto Musailamah, falso profeta. Abu Bakr preparò un esercito islamico per combatterlo (una specie di inquisizione). Molti “huffaz” (uomini che avevano imparato il Corano a memoria) parteciparono a questa guerra e più di settanta di loro furono uccisi a Yamamah. Allora Umar Ibn Al-Khattab suggerì a Abu Bakr di raccogliere i versetti coranici, dispersi qua e là, nei manoscritti e “nei petti degli uomini”.
Cf. Per le citazioni seguenti l’opera di Sayuti, La perfezione nelle scienze del Corano; “Il Libro dei vari Corani (“Kitab Al-Masahif” di Ibn Abi Dauud, il Commentario di Tabari…)
Secondo Ibn Abi Dauud, un giorno Umar Ibn Al-Khattab chiese di un versetto “del Libro di Allah”. Gli risposero: “Questo versetto si trovava col Tale dei Tali. È stato ucciso nel giorno della Yamama” (nella guerra contro Mussailamah). E quando Abu Bakr e Umar domandarono al giovanotto Zaid bin Thabit di raccogliere il Corano egli commentò: “Era più facile per me trasportare una montagna che raccogliere il Corano! E mi sono messo a ricercare i versetti. Ho trovato la fine della sura 9 con Abu Khuzaimah Al-Ansariy (di Medinah)
DIECI CORANI DIVERSI
Ecco l’elenco dei vari corani (Massahif, plurale di mushaf) esistenti prima della “sforbiciata” di Uthman (terzo califfo):
Il corano di Salem Ibn Ma’kal (secondo Ibn Ashtah citando Abi Baridah).
Il corano di Abdallah Ibn Abbas, discepolo di Ali (cugino di Maometto). Corano menzionato da Sciahristani.
Il corano di Uqbah Ibn Amer, uno dei Compagni di Maometto. Il suo corano esisteva nel 925 d.C.
Il corano di Miqdad Ibn Umar, un altro Compagno di Maometto: questo corano era diffuso in Siria.
Il corano di Abu Mussa Al-Ash’ari; corano diffuso a Basra (Irak). Assomigliava ai corani di Ibn Mass’ud e di Ubayy Ibn Ka’b. Era noto per le sue divergenze dal corano di Uthman.
Il corano di Ubayy Ibn Ka’b. Era uno dei segretari di Maometto. Era uno dei pochi che avevano memorizzato tutto il Corano. La sua versione è diversa dal Corano di Uthman, nel numero dei suoi capitoli e nel loro ordine. Contiene 116 capitolo (invece dei 114 classici, quindi due capitoli in più).
Il corano di Abdallah Ibn Mass’ud. Benché Maometto l’avesse lodato dicendo: “Se volete leggere il Corano fresco come è sceso, prendete la lettura di Ibn Mass’ud”, il Comitato di Uthman (terzo califfo) ha respinto la versione del nostro Ibn Mass’ud il quale non nascose il suo rammarico, protestando: “Come ordini, o Uthman, di abbandonare la mia lettura (cioè il suo corano) e accetti e raccomandi la lettura del giovanotto Zaid mentre io ero musulmano e sentivo il Corano – settanta volte – dalla bocca del Profeta?. In quel tempo Zaid (bin Thabit) si trovava ancora nelle viscere della sua madre!!!” E Abdallah Ibn Mass’ud logicamente concluse: “Abbandonerò il Corano di Uthman (che sarebbe l’attuale) perché è l’opera di un uomo” – cioè NON è parola di Dio! (Secondo Ibn Abi Dauud e altre tradizioni).
Il corano di Aiscia, raccolto, per lei, da Abu Yunis.
Il corano di Afsa, figlia di Umar bin Al-Khattab, altra sposa di Maometto.Quel corano è stato raccolto per lei dal suo schiavo Umar Ibn Rafi’.Era lo stesso del corano di Zaid Ibn Thabit affidato a essa o un altro?
Il Corano di Ali Ibn Abi Taleb, chiamato “L’abrogante e l’abrogato” menzionato da Al- Ya’cubi, Ibn An-Nadim, Sayuti, l’Imam Muhammad Al-Baqer ed altri. Stranamente, si riferisce che Ali (cugino e genero di Maometto) lodò il lavoro di Zaid (sotto gli ordini di Uthman), lavoro che consistette ad eliminare i vari corani, compreso quello di Ali stesso! (Secondo Ibn Abi Dauud e Sayuti).
Ma durante il periodo degli Omeiiadi, sembra che il governatore avesse cambiato tanto nel Corano (col pretesto di metterci le vocali). D’altro canto, il califfo Abdil-Malik Ibn Marwan dichiara: “Ho paura di morire nel mese di Ramadan: è il mese in cui sono nato e sono stato eletto CALIFFO e in cui HO RACCOLTO IL CORANO!” (cf. Abdar-Rahman Al-Baladhuri, “Genealogie dei Nobili”, XI, p. 264). Difatti, la frase di Corano 17: 1 indica che è posteriore alla costruzione della moschea Al-Aqsa a Gerusalemme (tempo degli Omeiiadi): “Lode a Colui il quale trasportò il Suo servo (cioè Maometto) di notte dal Tempio Sacri (cioè della Mecca) al Tempio Lontano (cioè Al-Aqsa di Gerusalemme) del quale benedicemmo il recinto…”. Ora, durante la vita di Maometto, NON era ancora costruita la moschea Al-Aqsa né se ne poteva “benedire il recinto” o “i dintorni”.
CAMBI
Esistono delle letture varie, alle volte contraddittorie, di testi coranici. Allora Maometto dichiarò: “Questo Corano è sceso (dal cielo) sotto sette lettere (cioè forme) diverse; leggetelo quindi come meglio potrete”. In pratica, Maometto afferma che il testo coranico è suscettibile di sette letture diverse (eventualmente contraddittorie).
Nel “Sahih”di Al-Bukhari si dà un esempio di questa diversità: “Umar Ibn Al-Khattab disse: Ho sentito Hisham Ibn Hakim che leggeva la sura (il Capitolo) del Furkan (Del Discernimento – o della Salvezza) durante la vita del Messaggero di Allah (=Maometto). La leggeva in vari modi (o lettere) che non avevo MAI sentito dal Messaggero di Dio. Ho aspettato la fine della preghiera per domandargli: “Chi ti ha fatto leggere così questo capitolo?” Rispose: “Il Messaggero di Allah!” Gli disse: “Bugiardo!” E lo presi con me da Maometto il quale diede ragione ad entrambi perché disse: “Questo Corano scese (dal cielo) in sette lettere”, cioè sotto sette forme.
Ubayy Ibn Ka’b racconta: “Sono entrate nella moschea. Ho pregato e ho letto il Capitolo 16 (Le Api) del Corano. Poi, vennero due uomini che lessero contrariamente e diversamente da me. E mi sono messo a dubitare (del Corano), peggio di quando ero pagano” (Il Commentario di Tabari I, 24-25).
Abrogazioni (o contraddizioni)
Ali Ibn Abi Taleb domandò a un Qadi (giudice religioso musulmano): “Sai, nei testi coranici, quali abrogano e quali sono stati abrogati?” Gli rispose: No. Disse Ali: “Erri e fai errare gli altri e li porti alla perdizione”. (Sayuti, La perfezione nelle scienze del Corano, II, p. 20).
L’abrogazione consiste in questo: Allah rivela un testo. Più tardi, per un motivo o l’altro, Allah lo cancella e, alle volte, lo sostituisce (Corano 2: 106 (100)).
Gli interpreti islamici non sono arrivati all’unanimità nei riguardi dell’abrogazione. Sayuti, per esempio, elenca 21 versetti (tra abroganti e abrogati).
Le abrogazioni coraniche avvengono in tre modi diversi:
1 – Il testo e la sua applicazione sono stati cancellati:
Abu Mussa Al-Ash’ari parla di “versetti scesi (dal cielo) poi ripresi” da Allah. Interi capitoli, “uno simile al capitolo 9, scese (dal cielo) poi è stato elevato”. Scomparvero quindi quei testi e non sono più validi come legge di vita.
2 – Il testo è stato cancellato ma è sempre valido come legislazione:
Esempio: “il versetto della lapidazione”: anche se il testo è stato “elevato”(cioè cancellato dal Corano), deve sempre essere applicato.
3 – Il testo è rimasto nel Corano ma non è più valido come legislazione:
In questi casi un testo coranico ne abroga un altro… Certi autori vedono “l’abrogazione” nello stesso capitolo 33 tra 49-51, e, d’altra parte, 52. Si legge in questo ultimo “versetto”: “NON ti è permesso di prendere altre mogli, in avvenire, né di mutare, con esse, alcuna delle tue mogli, anche se la bellezza di quelle ti piacesse, eccettuate le schiave che possiede la tua destra; e Dio sorveglia ogni cosa”.
ANCHE SE questo “versetto 52” viene DOPO i PRECEDENTI vv. 51-52, l’esegesi islamica afferma che è stato (cioè il v. 52) abrogato dai precedenti (i quali dunque sono l’ultima parola in merito): “O profeta, NOI (=Allah) ti abbiamo reso lecite le tue mogli… le tue cugine… le schiave… e qualsiasi donna credente, qualora essa si offra… TU puoi rimandare il turno di quelle di esse che TU vuoi, e accogliere presso di TE (cioè nel tuo talamo) quelle che TU vuoi, e quelle che TU desiderassi fra le lasciate da TE in disparte, né, con ciò, graverà peccato su di te; questo è il modo più acconcio perché esse rimangano SODDISFATTE, non si rattristino e siano CONTENTE di quanto TU concedi ad ognuna di esse; e Dio sa ciò che è nei vostri cuori, poiché Dio è sapiente e clemente”. Gli autori musulmani rapportano qui il commento (autorizzato) di Aiscia: “Vedo che il tuo Signore Dio non fa altro che affrettarsi per compiere subito le tue concupiscenze”.
C – I racconti coranici su personaggi dell’Antico e del Nuovo Testamento
I testi coranici assomigliano più ai racconti talmudici rabbinici che a quelli dell’Antico Testamento, e più agli scritti apocrifi cristiani che al Nuovo Testamento canonico. Esempi: Caino impara da due aquile come seppelire il fratello Abele; le donne egiziane si tagliano le dita con coltelli al vedere la bellezza straordinaria di Giuseppe; Gesù bambinello parla per difendere l’onore della Sua Mamma Vergine; fabbrica degli uccelli di fango: ci soffia sopra e volano …
Cf. Al-Kissa’i, “Storie dei profeti”; Tabari e altri Commentatori del Corano; paragonare con D. Sidersky,“Les origines des legendes musulmanes dans le Talmud”; Abraham I. Katsh, “Judaism in Islam”.
D – L’inimitabilità del Corano, “meraviglia di lingua araba”
Per apprezzare tale “inimitabilità” o eccellenza unica (arabo “I’giaz”) bisogna sapere benissimo l’arabo. D’altro canto, tale pregio NON è traducibile e scompare nelle traduzioni: “Traduttore traditore”.
Nota: Per l’Islam come per la Chiesa e la scienza, le versioni o traduzioni NON sono il punto di riferimento ufficiale dato che hanno i testi originali. Le traduzioni servono per le persone che non hanno la possibilità di imparare a fondo le lingue originali dei testi sacri.
MA nel Corano si riscontrano molte parole “straniere”, NON arabe, anche se l’equivalente arabo esiste: per esempio Ingil (dal greco “Evangelion”) invece di “Bushra” o “Bisciara”; Thorah (ebraico) invece di “Sciari’ah”; “giuhannam” (ebraico) invece di “giahim” ecc…
Più strane sono delle dichiariazioni di Maometto o di qualche suo Compagno: al giovanotto Zaid Ibn Thabit che doveva studiare (e più tardi raccogliere) il Corano, Maometto raccomanda di imparare … il SIRIACO, “la lingua di Abramo” (il caldeo), e non ha detto “l’arabo”! Cf. Abdallah Al-Qattan, Biblioteca Dhahiryyah di Damasco, serie 31, p. 181. Umar Ibn Al-Khattab domandò a Maometto: “Come mai sei il più ELOQUENTE di noi (cioè in arabo, la lingua di Quraish) anche se non sei della nostra discendenza”. M. rispose: “La lingua di Ismaele (=l’aramaico o il caldeo) stava per scomparire, allora Gabriele (l’angelo) venne e me l’insegnò “ (Hadith di Ibn Al-Ghitrif, biblioteca dhahiryyah di Damasco, serie 40, p. 46).